A scoprirla appena adolescente è Michelangelo Antonioni, che le riservò una piccola parte in Le amiche (1955), per Isabella Biagini fu il battesimo per una carriera nel mondo dello spettacolo di gran successo almeno fino agli inizi degli anni ’80 quando per lei  inizia un rapido declino. L’attrice e soubrette è morta a 74 anni a Roma, dove era ricoverata all’Antea Hospice da un mese dopo un’ischemia che l’aveva colpita lo scorso novembre. Una vita privata fatta di lutti e di rapporti finiti male,  a cui fa da contrasto un’immagine pubblica tra i ’60 e ’70 sfavillante così da farla diventare una delle soubrette ‘icone’ della tv italiana.

Bella, bionda, sapeva essere sexy e spiritosa, bravissima nelle imitazioni tanto che le sue caratterizzazioni di Mina, Ornella Vanoni, Patty Pravo erano praticamente perfette. La sua era una comicità leggera ma a tratti dissacrante,spesso giocata sulla romanità che era un tratto distintivo della sua personalità.

Al cinema dopo Antonioni le offrirono piccoli ruoli anche Salce, Steno, Corbucci ma a farla diventare una beniamina del pubblico è il piccolo schermo, nel 1966 è al fianco di  Enrico Simonetti in  Il signore ha suonato?, dove il suo personaggio di vamp platinata un po’ svampita conquista tutti.

Ancora varietà nei settanta, Bambole non c’è una lira (1977), C’era una volta Roma (1979) un musical incentrato sulla carriera di Wanda Osiris. Attrice umorale – il regista Vito Molinari  in un suo recente volume Le mie grandi soubrettes  – la definisce: , un carattere forte che le costa però molte scritture.

Negli ottanta un breve ritorno alla notorietà con Cari amici vicini e lontani (1984) con Renzo Arbore, e soprattutto in Tv story (1986) insieme a Walter Chiari, dove le era riservato lo spazio finale per i suoi monologhi comici. Poi per lei si chiuderanno per sempre le porte del successo e per lavorare accetterà di entrare dalla porta di servizio: nel 1992 è ‘cuore solitario’ in Agenzia matrimoniale mentre di recente è stata spesso ospite nei salotti domenicali di Barbara d’Urso dove è il suo dolore (uno sfratto, la miseria, la morte della figlia, un incidente d’auto) a diventare spettacolo.