L’editore e attivista politico Giorgio Bertani, che negli anni ’70 e ’80 pubblicò migliaia di titoli importanti e fondamentali, è morto a Verona sabato scorso. Ebbe un grande fiuto editoriale e anche l’intelligenza di scegliere validi collaboratori – primo fra tutti il giovane Franco Rella.

NEL SUO CATALOGO troviamo, infatti, autori italiani e stranieri che prima della pubblicazione con la Bertani editore erano poco o nulla conosciuti: Una tomba per Edipo di Guattari (tradotto da una giovane Luisa Muraro), Nietzsche di Deleuze, Leggere il Capitale di Althusser, Posizioni di Derrida, Del marxismo di Geymonat, e poi ancora Rosa Luxemburg, Luciana Castellina, Bataille, Nizan, Bifo, Adelino Zanini, Sebastiano Timpanaro, Ugo Dessy, Baudrillard, Jean Fallot, Daniel Guérin, Luciano e Ivan Della Mea, Antonio Prete, Vittorino Andreoli, Lanfranco Binni, Lucien Goldmann, Horst Fantazzini e molti altri.

Giorgio Bertani è stato il primo editore di Dario Fo e pubblicò tutti i titoli (da Mistero buffo a Guerra di popolo in Cile) del premio Nobel fino agli anni ’80. Scelse di dare alle stampe anche un libro essenziale della storia dei movimenti: Bologna marzo 1977 fatti nostri, autori molti compagni, c’era scritto in copertina, ma tra i redattori c’erano – oltre a Maurizio Torrealta – Carlo Rovelli, poi divenuto fisico di importanza internazionale e Enrico Palandri, affermato romanziere e teorico della letteratura. Fra le riviste che diffuse ci fu L’arma propria, che con Gianni Scalia aveva in redazione il giovane Marco Belpoliti.

DA SEGNALARE è la sua attenzione sempre viva ai movimenti rivoluzionari nel mondo: dal Cile all’Uruguay, fino alla Palestina e alle proteste cinesi. Socialista rivoluzionario fin da ragazzo, nel 1962 fece parte del gruppo che rapì il vice-console spagnolo in Italia per protestare contro la condanna a morte di tre giovani antifranchisti; l’azione ebbe un forte impatto nell’opinione pubblica e contribuì a salvare i tre militanti.
Eretico e polemico, basco rosso in testa, in bicicletta, immancabile a ogni manifestazione (fino all’ultima di Nonunadimeno, in occasione del Congresso delle famiglie), Giorgio Bertani ha sempre partecipato alle battaglie politiche fuori e dentro le istituzioni (è stato consigliere comunale dei Verdi) accanto ai gruppi antagonisti, antirazzisti e pacifisti di Verona, dal Cesar K alla Chimica, dal Domaschi al Pink e a tanti altri, portando sempre con sé il sapere della cultura che aveva pubblicato.

In una Verona divenuta negli ultimi decenni laboratorio della collaborazione di tutti i gruppi fondamentalisti e reazionari, Bertani ha continuato a rivendicare la sua provenienza familiare proletaria e antifascista, sicuro che – come disse recentemente – «a Verona come nel mondo, al vento disumano che soffia sapremo rispondere con intelligenza, cultura e con una ribellione creativa e gioiosa».