E’ morto a 73 anni per un tumore Florian Schneider, polistrumentista, fondatore nel 1970 con Ralf Hütter dei tedeschi Kraftwerk. L’artista era rimasto nella band fino al 2008 partecipando a tutti i dischi in studio del gruppo e contribuendo a trasformare i Kraftwerk in una delle formazioni più rilevanti della storia del pop. Con loro l’elettronica e l’idea stessa di elettronica esce dai conservatori e dal circolo delle sperimentazioni colte e si apre alla cultura popolare. Non a caso definiranno i loro suoni “musica folk industriale”, con David Bowie che tradurrà l’espressione in modo leggermente diverso, “musica folk delle fabbriche”, ma il senso è lo stesso. Proprio Bowie e Iggy Pop, durante gli anni di Berlino, frequenteranno i Kraftwerk e Iggy – come racconterà in un documentario – andrà con Schneider addirittura ad “acquistare asparagi”. Bowie – totalmente ispirato dal duo per la sua trilogia berlinese – dedicherà a Florian Schneider il pezzo, perlopiù strumentale, V-2 Schneider (sull’album Heroes). Il gruppo di Autobahn (1974), Radio-Activity (1975), Trans-Europe Express (1977), The Man-Machine (1978) o Computer World (1981), sarà talmente influente che verrà campionato da hip hopper come Afrika Bambaataa (Planet Rock) e aprirà la strada al techno-pop anni Ottanta. In Gran Bretagna, dagli Human League a Gary Numan agli Orchestral Manoeuvres in the Dark chiunque abbia usato un synth sicuramente aveva in mente i Kraftwerk. Nel 2015 Schneider aveva pubblicato con Dan Lacksman la composizione elettronica ambientalista Stop Plastic Pollution; con Hütter non si parlavano da quando aveva lasciato il gruppo dedicandosi nel tempo a progetti di speech synthesis, ossia le tecniche per la riproduzione artificiale della voce umana. Di lui restano quelle intuizioni pop/elettroniche sorprendenti sviluppate negli anni insieme a Hütter e quel sorriso eternamente beffardo.