La prima volta che abbiamo incontrato Eva Zaoralova che sarebbe diventata negli anni successivi direttrice del Karlovy Vary Film Festival, è stato in un momento cruciale per il cinema, ci accompagna come ineguagliabile punto di riferimento. Oggi che arriva la notizia della sua scomparsa nuovamente quel giorno riappare nitido: eravamo ospiti del festival all’inizio degli anni ’80, in epoca di comunismo (come «turisti» per non apparire come giornalisti stranieri) arrivati lì in esplorazione di tutto quanto si poteva fino a quel momento solo leggere del cinema ceco, ma reso invisibile dalla censura che aveva azzerato film e registi.

IL MODO MIGLIORE per esplorare era entrare anche nelle sale del festival che non comparivano nel programma, infatti in una di queste si spalancò il miracolo di vedere dopo almeno venti anni alcuni dei mitici titoli proibiti come Perlicky na dne Perline sul fondo, il film a episodi tratto dai racconti di Hrabal, firmato da Evald Schorm, Jaromil Jires, Vera Chytilova, Jirí Menzel, Jan Nemec, il fulcro della nova ola ceca, insieme ad altri titoli di quegli autori, tra cui un lisergico film censurato di Zdenek Zaoral, un regista che insieme agli altri fu congelato non solo per lo stile nettamente underground, ma anche perché si era iscritto da studente al partito comunista nel ’67 per uscirne l’anno dopo. Eva Zaoralova la conoscemmo proprio all’uscita della proiezione del film censurato del marito: per noi vedere quei film era stato un evento eccezionale, per loro, critici e cineasti cechi, come aver assistito a una resurrezione, la liberazione di tanti capolavori dalla prigione, l’uscita dai cellari, il ritrovamento di pellicole che spesso, in quanto proibiti, neanche risultavano negli elenchi gentilmente forniti dalla cinematografia.

EVA ZAORALOVA, che poi conoscemmo come teorica e critico cinematografico di Film a Doba ancora prima di diventare nel 1994 la direttrice artistica di uno dei festival più antichi e prestigiosi come quello di Karlovy Vary, fu uno dei primi collegamenti con quella magnifica età d’oro del cinema ceco. Tanto appariva competente e manageriale negli anni successivi, un po’ austera nel suo incarico prestigioso, quanto più ricordiamo il suo senso dell’umorismo così tipicamente praghese, la sua emozione di quel giorno, segnale di un cambiamento politico che sarebbe diventato inarrestabile.
In quella fatidica edizione durante il comunismo, ricordiamo che l’unico film americano del vastissimo programma, era interamente girato in una sala da biliardo (per non far vedere l’american way of life che scorreva all’esterno?) mentre in quasi vent’anni di edizioni curate da Eva sarebbe poi stata prima una vera novità, poi una consuetudine l’incontro con i più celebri divi internazionali, da Michael Douglas, Robert De Niro, Susan Sarandon, John Travolta, Willem Dafoe, accanto al vasto panorama di film dei paesi dell’est, con un mercato che attirava più di un migliaio di compratori.

IL FESTIVAL di Karlovy Vary era una gigantesca macchina anche in epoca comunista, tanto controllata, che un anno si teneva a Mosca e l’anno dopo nell’antica città termale in Cecoslovacchia come a sancire «l’amicizia» tra i due paesi. Rimase un gigantesco congegno anche sotto la direzione di Zaoralova con tutta la libertà possibile. Eva Hepnerova-Zaoralova era nata nel 1932 a Praga, coetanea della generazione dei più grandi cineasti cechi, ne ha seguito le vicende nei suoi scritti, anche come consulente in documentari come Sulle tracce di Menzel (2018) , uno dei più complessi maestri del cinema. Specializzata in italiano (lingua che parlava alla perfezione) e francese, traduttrice di autori come Simenon e Pavese, tra i tanti premi che ha ricevuto negli ultimi anni è stata insignita dal governo francese anche di cavaliere dell’ordine delle arti e delle lettere e poi di Grad’ufficiale, premiata anche a Cannes nell’edizione 60 per il contributo culturale della sua intera carriera.