Lo scrittore spagnolo Carlos Ruiz Zafón è scomparso ieri all’età di 55 anni a causa di un cancro contro il quale lottava da diversi anni.
Nato a Barcellona, è morto a Los Angeles – dove risiedeva dal 1993 e impegnato come sceneggiatore per Hollywood. Collaboratore delle pagine culturali di El País e La Vanguardia, si era misurato al principio con la letteratura per bambini e ragazzi dando alle stampe, nei primi anni Novanta, la Trilogia della nebbia composta da Il principe della nebbia, Il palazzo della mezzanotte – che arrivò in Italia per Mondadori nel 2010 -, Le luci di settembre. La celebrità la raggiunse però in seguito, con la pubblicazione del romanzo L’ombra del vento (nel 2001 per l’editore spagnolo Planeta) che gli procurò milioni di lettori, fedeli e sparsi per il mondo. La storia di un ragazzino spagnolo, figlio di un libraio specializzato in edizioni per collezionisti e volumi usati venderà milioni di copie e sarà tradotta in più di quaranta lingue. Nel 2008 esce Il gioco dell’angelo, anch’esso – come L’ombra del vento – tradotto in Italia per Mondadori l’anno successivo e secondo libro della tetralogia dedicata al Cimitero dei libri dimenticati. Il 2009 è la volta di Marina. Del 2011 è invece Il prigioniero del cielo, terzo libro della tetralogia a cui si aggiunge, nel 2016, l’ultimo: Il labirinto degli spiriti. Ospite a Pordenonelegge nel settembre scorso, aveva affermato: «Non scriverò mai più di Barcellona, né di libri. Dopo aver trascorso sedici anni immerso in questo mondo gotico e labirintico, mi sento pronto per qualcosa di nuovo». In queste ore, molte citazioni tratte dai suoi romanzi rimbalzano sui social. Una in particolare, da L’ombra del vento, ne restituisce la passione per la lettura: «Ogni libro, ogni volume possiede un’anima, l’anima di chi lo ha scritto e l’anima di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie a esso». Profondo rammarico giunge da parte di Planeta che così ieri salutava il suo autore: «Oggi è un giorno molto triste per tutta la casa editrice: nei vent’anni in cui ci siamo conosciuti e abbiamo lavorato insieme, si era creata un’amicizia che trascendeva il rapporto professionale».