Nel 2008 usciva The Prisoner, quello che fino a poco tempo fa era l’ultimo lavoro diretto da Adachi Masao, regista/rivoluzionario già sceneggiatore di alcuni dei più importanti film di Nagisa Ōshima come L’impiccagione e di gran parte dei pink eiga politici di Wakamatsu Koji realizzati durante gli anni sessanta. È oramai abbastanza nota ai lettori di questo giornale la sua parabola dagli inizi degli anni settanta, quasi 30 anni passati in Medio Oriente a supportare la causa Palestinese con arresto e rimpatrio in Giappone nel 2001. Ebbene, dopo sette anni, come intermezzo la collaborazione in alcuni lavori di Eric Baudelaire, Adachi è tornato dietro la macchina da presa per un lungometraggio commissionato dall’ Asian Arts Theatre di Gwangju, in Corea del Sud. Il titolo è Artist of Fasting e si tratta di un film ispirato liberamente da un racconto di Kafka del 1922, Ein Hungerkünstler (Un digiunatore), uno degli ultimi scritti dallo scrittore di Praga quando armai aveva già contratto la tubercolosi che lo avrebbe infine ucciso nel 1924.
Il film, che fa parte della line-up del Festival Internazionale di Rotterdam proprio in questi giorni in corso, si avvale della collaborazione di Yutaka Yamazaki, direttore della fotografia di molti lavori di Hirokazu Kore’eda fra i quali Nobody Knows, Distance e Still Walking, e si preannuncia borderline e «rivoluzionario» più che mai. Il protagonista è un uomo che un giorno si siede immobile su un marciapiede affollato di Tokyo e comincia silenziosamente e senza proferir parola il suo digiuno, uno degli ultimi modi rimasti per resistere nella nostra modernità, nel corso del film un po’ tutti si appropriano della sua figura e del suo gesto, politici, televisione, yakuza finchè finisce per venir rinchiuso in una cella dalla polizia. A quanto pare, stando da quello che trapela da alcune recensioni e dalle poche notizie rese reperibili dalla produzione, il film è pieno di riferimenti all’attualità, il primo ministro Abe, le tendenze destrorse del Giappone contemporaneo, i culti religiosi, l’ISIS e l’agressione alla minoranza Ainu, il tutto miscelato in una forma satirica condita da omicidi, torture, stupri e coprofilia ed improvvisi sprazzi d’avanguardia. Eccessi che hanno disgustato più di qualcuno ad una anteprima speciale a Tokyo e che senza dubbio solleveranno critiche e polemiche anche alle proiezioni di Rotterdam.
Una commedia dell’assurdo quindi come già Adachi ci aveva abituato in passato, specialmente nei suoi lavori come regista di pink eiga, Female Student Guerrilla, lavoro che verrà proiettato a Rotterdam in una mini ma interessante retrospettiva a lui dedicata. Per chi fosse in nella città olandese, un’ottima occasione per (ri)vedere sul grande schermo importanti opere cinematografiche quali AKA: Serial Killer e Red Army/PFLO, esperimenti visivi e politici legati al fukeiron (teoria del paesaggio), ma anche i suoi primissimi lavori, quelli più squisitamente sperimentali quali Galaxy o Bowl.