Una due giorni bellissima, quella promossa ad Assisi gli scorsi 29 e 30 settembre dall’associazione Articolo21 e dalla Rivista San Francesco su: «Muri mediatici, industria dell’odio, buone pratiche per contrastarli».

È stato approvato un Manifesto di dieci punti, i comandamenti laici della corretta informazione.

Non un’ulteriore Carta, tra le numerose ormai vigenti tra cui quella di Roma illustrata al convegno da una lettera di Giovanni Maria Bellu, bensì i lineamenti di uno Statuto:

  1. Non scrivere degli altri quello che non vorresti fosse scritto di te.
  2. Non temere le rettifiche.
  3. Dai voce ai più deboli.
  4. Impara a «dare i numeri».
  5. Le parole sono pietre, usale per costruire ponti.
  6. Diventa «scorta mediatica» della verità.
  7. Non pensare di essere il centro del mondo.
  8. Il Web è un bene prezioso. Sfruttalo in modo corretto.
  9. Connettiti con le persone.
  10. Porta il messaggio nelle nuove piazze digitali.

Alcune categorie evocate sono davvero il cuore della democrazia mediale: parlare sulla base di dati precisi ed accertati, l’obbligo della verità e dell’etica come tratto saliente del lavoro giornalistico; l’utilizzo intelligente delle potenzialità enormi della Rete.

A tale riguardo è stato illuminante il contributo di Nicola Pedrazzi dell’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa, che ha evocato l’esperienza del «Resource Centre sulla libertà dei media», vera piattaforma interattiva. Va costruito un modello alternativo, infatti, all’involuzione in atto.

Come sottolinea Alessandro Dal Lago (2017) «…come mai è avvenuto nella storia, la rete è la patria delle fake news, delle pseudo-verità, delle bufale, dei luoghi comuni e degli stereotipi divenuti fatti indubitabili- oltre che delle paranoie più varie…». Servono culture adeguate al tempo digitale, veri e propri gruppi dirigenti intellettuali che si cimentino nel nuovo scenario del conflitto: l’infosfera, vale a dire la sintassi digitale del mondo.

Qualcosa di diverso rispetto ai codici deontologici dell’epoca analogica, fondati su sistemi meno complessi e meno veloci, poco globalizzati.

L’informazione-mondo in cui siamo immersi richiede, anzi, una svolta coraggiosa che ci racconti la «neo-guerra» in corso, con le decine e decine di focolai accesi nei luoghi che il mainstream non considera e non vuole far conoscere, a cominciare dall’Africa attraversata da 20 guerre solo negli ultimi 25 anni, come ha ricordato Andrea Iacomini, portavoce italiano dell’Unicef.

Ugualmente, di tali capitoli rimossi hanno discusso padre Camillo Ripamonti del Centro Astalli , il comboniano Daniele Moschetti, Enzo Nucci ed Antonella Napoli e, naturalmente, gli spunti introduttivi di Mauro Gambetti e di Enzo Fortunato del Sacro Convento di San Francesco. Co-autori del seminario.

La scorta «mediatica» tocca la piaga del femminicidio: una vittima ogni tre giorni, come ha ricordato Laura Berti, interpellando i media sulle loro responsabilità.

E di scorta sanno purtroppo Attilio Bolzoni, Federica Angeli, Norma Ferrara, Marilù Mastrogiovanni, Luciana Esposito, esempi di coraggio e di determinazione civile contro i poteri criminali.

I due giorni di Assisi, preparati da Beppe Giulietti, Elisa Marincola, Stefano Corradino – tra gli altri – sono stati una cosa da prendere sul serio. Ma chi ne ha scritto?

PS. Il consiglio dei ministri ha varato il decreto sulle quote di produzione e programmazione di opere europee, anticipato nella passata rubrica. Il testo, benché addolcito e edulcorato, alla fine è passato. La talpa scava.