Non è stata una scampagnata di Ferragosto quella che nel pomeriggio di ieri ha fatto il premier Paolo Gentiloni ad Arquata del Tronto. La sua passeggiata tra le macerie, mentre la ricostruzione è al palo e la consegna delle casette provvisorie va a rilento, è arrivata a quasi un anno dalla scossa che ha demolito il paese: la popolazione è stremata, mancano le forze anche solo per protestare, ma ad alzare la voce ci sono comunque i sindaci del territorio, furiosi per le mancate promesse del governo in materia fiscale.

Nel decreto terremoto, e nella successiva circolare del Mise, si stabilisce che ogni impresa potrà usufruire dell’esenzione dalle tasse spalmando in tre anni gli importi dovuti. Per Pirozzi non è abbastanza e per questo evoca il «de minimis» dell’Unione Europea, ovvero il regolamento che impone a ogni impresa un limite di 200mila euro ogni tre anni per le agevolazioni. Un confronto in punta di burocrazia e interpretazioni, ma il dato di fatto è che i sindaci non sono per nulla soddisfatti delle misure adottate dal governo.

Il primo affondo, come sempre, l’ha lanciato il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi: «Sull’esenzione da tasse e contributi ci hanno preso in giro. Ho studiato il bando pubblicato dal ministero per lo Sviluppo Economico e c’è solo il credito d’imposta. Questo non va bene». Il riferimento è alla cosiddetta zona franca fiscale che era stata garantita per le zone colpite dal sisma. Le cose sono andate diversamente: non c’è nessun regalo del governo, o meglio, quanto fatto è di gran lunga inferiore rispetto alle attese.

Gentiloni – che ha assistito alla consegna di 16 casette a Piedilama, frazione di Arquata – ha provato a cavarsela dando un colpo al cerchio e uno alla botte. «Sulle zone franche abbiamo un impianto legislativo solido – ha detto il premier ai cronisti –, è l’impegno economico più rilevante che ci sia mai stato nella ricostruzione di questi decenni in Italia». E ancora: «Se ci sono obiezioni, siamo pronti a valutarle. Si può fare di più e siamo disponibili a parlarne, anche con Pirozzi, che merita il nostro supporto, così come tutti gli altri sindaci. Non posso escludere che ci siano difficoltà, sarei un pazzo a dirlo. Siamo di fronte a un compito enorme, ma sono convinto che ce la faremo». Il governatore marchigiano Luca Ceriscioli, dal canto suo, taglia corto: «Se si aspettava l’esenzione totale per tutti, questo non è scritto da nessuna parte». È vagamente più possibilista invece il commissario alla ricostruzione Vasco Errani: «Il governo ha assicurato che, per i prossimi due anni, entro i “de minimis” tutte le imprese non pagheranno né tasse né contributi. È così che funziona ovunque ed è così che funzionerà anche nelle zone terremotate. Gli impegni saranno mantenuti».

Il sindaco di Arquata, Aleandro Petrucci, ha battuto su un altro punto dolente, quello delle macerie, che per lo più sono ancora là dove le aveva lasciate il terremoto.

«Siamo ancora in fase di emergenza – l’attacco di Petrucci –, ancora non abbiamo potuto mettere piede nel centro storico del paese. Finché non saranno rimosse le macerie, non si potrà parlare di ricostruzione». Il fronte delle casette, nel paesino alla base del monte Vettore, è quello che maggiormente dà l’idea di quello che non è successo in questi mesi. Questione di numeri: 42 strutture consegnate su circa 200 richieste. Troppo poco per poter anche solo pensare di cantare vittoria.