La dittatura argentina, i suoi torturatori e i mondiali di calcio del 1978; l’emigrazione dall’Albania dei primi anni Novanta; le lotte operaie in Italia degli anni Settanta: sono i temi trattati dai tre spettacoli che compongono la seconda edizione di Teatro Deconfiscato, prodotto da Virus Teatrali (ore 20.30, ingresso libero, prenotazione obbligatoria a teatrodeconfiscato@gmail.com).

Si comincia giovedì con Il sulfamidico, scritto e diretto da Giovanni Meola, che è anche il direttore artistico della rassegna; l’11 settembre in scena Albania casa mia, di e con Alexandros Memetaj, regia di Giampiero Rappa; chiude il 14 Dita di dama, diretto da Laura Pozone con Massimiliano Loizi, tratto dal libro di Chiara Ingrao.

La location è l’ex Masseria Magliulo, ad Afragola (in provincia di Napoli). Si tratta di una tenuta di 12 ettari con una casa colonica di mille metri quadrati, confiscata 25 anni fa all’omonimo clan: ci coltivavano le pesche gialle o, meglio, le percoche col pizzo, mentre organizzavano summit di camorra. Il capoclan, Vincenzo Magliulo, era stato anche assessore comunale di Afragola nelle fila della Dc, venne arrestato nel 1989 dopo una sanguinosa faida con i rivali Moccia. Gli affari funzionavano così: un contadino, Domenico Caruso, nel 1981 venne ferito alle gambe e pestato a sangue, la sua masseria andò a fuoco finché non decise di venderla sottocosto alla famiglia Magliulo. Cinque anni dopo l’allora presidente della regione, Antonio Fantini, annunciò che nell’area sarebbe sorta Eurodisney.

Dal primo marzo l’ex masseria Magliulo ha aperto le porte con la gestione del Consorzio Terzo Settore in collaborazione con la Cgil, l’associazione Sott’ e’ ncoppa, la cooperativa Giancarlo Siani e la coop L’uomo e il legno. La terra ha ripreso a dare frutti ma secondo i principi «buono, pulito e giusto»: «Niente caporalato – spiega Giovanni Russo – e prodotti locali che rischiano di sparire» come la papaccella a coste, la mela annurca e il fagiolo dente di morto. Teatro, orti urbani, postazioni di coworking, gruppi di acquisto solidale gestiti dalle ospiti dei centri antiviolenza sono le attività della masseria.

«Il primo raccolto di percoche, seicento chili, lo abbiamo distribuito gratis durante la festa di Sant’Antonio – prosegue Giovanni – Un modo per restituire alla cittadinanza quello che la camorra ha tolto. Abbiamo cominciato piantando quattrocento alberi di mele annurche, dopo 24 ore li avevano già rubati. È il clan che cerca di intimidirti. Abbiamo organizzato un open day e con la cittadinanza li abbiamo ripiantati. Sono ancora lì».

Dei Magliulo non vogliono più sentire parlare, oggi la masseria è intitolata ad Antonio Esposito Ferraioli: sindacalista di Pagani, faceva il cuoco alla mensa Fatme-Ericsson, venne ucciso nel 1978 dai colpi di lupara, aveva denunciato che gli davano da cucinare carne avariata. Per il suo delitto nessuno ha pagato. Sul palco Deconfiscato si ragionerà anche di clan: giovedì con il pm Catello Maresca, l’11 con il vicepresidente della commissione Antimafia Claudio Fava, il 14 con la giornalista Luisella Costamagna.