In Aferpi i soldi arrivano con il contagocce. Così, al termine dell’ennesimo incontro al Mise, il ministro Calenda ha annunciato che invierà all’azienda dell’algerino Issad Rebrab una lettera di “messa in mora”, per adempiere agli impegni presi. Al tempo stesso il ministero dello sviluppo economico ha messo in cantiere una proroga di due anni del periodo di sorveglianza, in altre parole della gestione straordinaria secondo la legge Marzano, che è attualmente in corso fino al 30 giugno. Quest’ultimo è un passaggio essenziale per evitare la possibilità dei licenziamenti dei 2.200 addetti diretti delle Acciaierie di Piombino, assunti due anni fa da Aferpi . Per questo il governo continua a considerare Rebrab un interlocutore. A riprova, nei giorni scorsi sono state avviate le pratiche per prolungare i contratti di solidarietà di tutti i lavoratori delle Acciaierie. In parallelo, ci sarà un tavolo fra sindacati e ministero del lavoro per i circa 2.000 lavoratori di un indotto ancora più in crisi di quanto non lo sia Aferpi.
Secondo il ministero, soltanto su un punto ritenuto fondamentale Aferpi ha adempiuto agli impegni presi: ad oggi i 25 milioni di euro promessi per dare liquidità all’azienda sono effettivamente entrati nella casse dell’azienda. Sul versante del contratto di acquisto del nuovo forno elettrico, risultano versati alla tedesca Sms Demag solo 6 dei 9 milioni di euro necessari per gli studi preliminari, mentre per completare l’acquisto ne saranno necessari circa 200. Anche rispetto al piano di smantellamento si è soltanto avviato un processo che a questo punto doveva essere ben più avanzato.
Tira le somme Rosario Rappa della Fiom: “E’ positiva la decisione assunta dal ministro Calenda di messa in mora di Aferpi, e la richiesta di proroga di 24 mesi delle garanzie previste dalla legge Marzano, per ricercare soluzioni industriali finalizzate a ricolare acciaio a Piombino. Va bene anche la risposta del ministero alla richiesta delle organizzazioni sindacali di istituire un tavolo congiunto con il ministero del lavoro per i lavoratori dell’indotto. Positiva infine la decisione di Cgil, Cisl e Uil di Livorno di proclamare lo sciopero generale di tutto il territorio, a sostegno della vertenza Piombino e di tutte le crisi aperte”.
Fra i partecipanti all’incontro al ministero anche il presidente toscano Enrico Rossi, che al termine ha osservato: “Il passaggio di oggi è stato giusto, ma dobbiamo tentare di far arrivare i capitali necessari, aprendo una trattativa fra governi, per sbloccare i fondi che Cevital (l’azienda principale di Rebrab, ndr) dice di avere in Algeria, e andare così a vedere le carte. Credo che il governo italiano debba impegnarsi per sbloccare i fondi algerini, anche minacciando di acquistare minori quantità del loro gas. Vorrei che il traguardo di quell’Accordo di programma che il governo italiano ha firmato non fosse smarrito, cioè che a Piombino si sarebbe continuato a produrre acciaio”.