Qualsiasi argomento torna utile al governo spagnolo per distrarre l’opinione pubblica dal caso di corruzione che sta facendo vacillare l’esecutivo e che in questi giorni, con le dichiarazioni dei vertici del Partito popolare, sta raggiungendo il suo apice. In questa chiave l’ennesima recrudescenza delle tensioni anglo-spagnole su Gibilterra è quasi un dono del cielo anche se la situazione sembra complicarsi con il passare delle ore. Le scaramucce diplomatiche tra i due paesi stanno infatti facendo registrare un crescendo culminato l’altroieri con le dichiarazioni di Downing Street. Londra ha annunciato «azioni legali senza precedenti» nei confronti della Spagna, accusata di esercitare pressioni illegittime sull’Inghilterra attraverso controlli «politici e sproporzionati» alla frontiera con Gibilterra, che stanno causando ore di attesa al traffico in entrata e in uscita dall’enclave britannica. Madrid, dal canto suo, insiste sulla legittimità di questo giro di vite, sottolineando che le ispezioni sono «aleatorie e dovute». Le lunghissime file di questi giorni sono in realtà tutt’altro che normali e l’ostruzionismo di Madrid sta facendo spazientire il primo ministro inglese Cameron, che però ha limitate possibilità d’intervento.

[do action=”citazione”]Gli intensi controlli spagnoli provocano ore di fila alla frontiera,
lo scontro diplomatico
tra i due paesi rischia di finire alla corte dell’Aja[/do]

 

La Spagna ha infatti la facoltà di controllare il traffico in transito attraverso la frontiera, dato che l’enclave fa parte dell’Unione europea come territorio inglese d’oltremare, ma non rientra nell’unione doganale, essendo l’Inghilterra, che ne detiene la sovranità, al di fuori del patto di Schengen. La questione è giuridicamente complessa e ricorre ciclicamente nelle relazioni diplomatiche tra i due paesi. Quest’ultima contesa nasce in seguito alla decisione di Gibilterra di gettare nelle acque territoriali inglesi, tra il 24 e il 25 luglio, 70 blocchi di cemento «a protezione dell’ambiente marino», ostacolando (volontariamente, secondo Madrid) l’attività di pesca di alcune imbarcazioni spagnole. Da qui l’intensificazione dei controlli frontalieri che non saranno né l’unica né la più incisiva misura che la Spagna adotterà contro Londra. Il ministro degli esteri José Manuel García-Margallo ha infatti reso noto nei giorni scorsi che valuterà la possibilità di portare il contenzioso di fronte al Consiglio di sicurezza dell’Onu, presieduto per il mese d’agosto dall’Argentina, paese con cui la Spagna vorrebbe stabilire un’opportunistica alleanza anti-inglese. Un fronte comune cementato dalla mai del tutto sopita disputa sulle isole Malvine, ravvivata peraltro nei mesi scorsi da Cristina Fernández de Kirchner. Per i socialisti del Psoe sarebbe meglio risolvere la contesa nell’ambito delle istituzioni europee, ma l’opposizione ha comunque mostrato il suo appoggio alla linea dura del governo, che si dice disposto a ricorrere all’Assemblea generale dell’Onu e persino al Tribunale internazionale di giustizia dell’Aja.

In effetti i precedenti sono favorevoli agli spagnoli e l’atteggiamento di Londra – che da almeno dieci anni si sottrae a qualsiasi tipo di negoziazione sulla sovranità di Gibilterra – rende la questione ancora più ingarbugliata. L’Onu, infatti, non riconosce il diritto all’autodeterminazione di Gibilterra e in varie risoluzioni (della fine degli anni Sessanta) si è espresso a favore dell’integrità territoriale spagnola, considerata prioritaria rispetto alla volontà degli abitanti dell’enclave in materia di sovranità. Con buona pace del sindaco di Londra Boris Johnson che lunedì è intervenuto nella polemica per sostenere la posizione inglese e sottolineare che «gli abitanti di Gibilterra vogliono essere inglesi». Intanto – per una curiosa coincidenza – da Portsmouth sono salpate alla volta dello stretto alcune navi militari. Non sarà il preludio a una guerra, ma non è da escludere che il conflitto diplomatico si protragga a lungo.

Un segnale in questo senso arriva dal ministero dell’Ambiente spagnolo che ha esteso da sei mesi a tre anni gli aiuti economici per i pescatori danneggiati dalla presenza dei blocchi di cemento. Nello stretto si preannuncia bufera.