Sabato 12 giugno il Forum italiano dei movimenti per l’acqua chiama tutte e tutti a una manifestazione nazionale a Roma (piazza dell’Equilino, ore 15.30), in occasione del decennale dalla straordinaria vittoria referendaria del giugno 2011, quando la maggioranza assoluta del popolo italiano votò SI all’acqua bene comune, SI alla sottrazione alla logica del mercato dell’acqua, dei beni comuni e dei servizi pubblici e pose un chiaro stop a qualsiasi ritorno dell’energia nucleare.

Fu il risultato di un percorso costruito territorio per territorio nel decennio precedente e la cui cifra di inedita partecipazione popolare risultò evidente dallo studio effettuato dall’Istituto Cattaneo di Bologna. Basti un unico dato: il 16% di coloro che si recarono alle urne dichiarò di aver partecipato alla campagna stessa, considerando come livello minimo di partecipazione “l’aver distribuito materiale nel proprio condominio”. Significa oltre 4.000.000 di persone, delle quali il 60% era alla sua prima esperienza di attivismo politico-sociale.

Quel movimento collettivo non solo decretò la prima sconfitta della narrazione liberista basata sul pensiero unico del mercato, ma costituì l’esempio concreto di come la democrazia stessa avrebbe potuto essere rigenerata. Come sappiamo, non fu quella la strada intrapresa dai grandi interessi finanziari e dai governi al loro servizio. Utilizzando la crisi finanziaria globale esplosa con i mutui subprime negli Stati Uniti, risposero con lo shock del debito pubblico e l’approfondimento delle politiche di austerità.

Di fatto, i poteri forti, prendendo atto della verticale perdita di consenso sulle politiche liberiste, decisero di imporle ugualmente, accontentandosi della rassegnazione. E così i processi di privatizzazione, pur rallentati da quella importantissima vittoria popolare, non hanno mutato direzione, tra l’altro in netta controtendenza con quanto avveniva nel resto d’Europa, dove, a partire da Parigi e Berlino, le esperienze di riappropriazione sociale della gestione del servizio idrico si diffusero fino a coinvolgere decine di grandi città.

Non è ovviamente solo il ricordo di quella stagione a chiamare la piazza odierna. In un pianeta squassato dalla diseguaglianza sociale, dalla crisi climatica e dalla pandemia, figlie legittime del pensiero unico del mercato, della cultura estrattivista e della finanziarizzazione dell’intera esistenza delle persone, oggi sull’acqua e sui beni comuni si gioca il diritto alla vita degna e al futuro.

Siamo di fronte, letteralmente, ad uno spartiacque. Da dicembre 2020 l’acqua è stata quotata in Borsa, aprendo un nuovo fronte speculativo che minaccia i diritti umani fondamentali delle persone e delle comunità. Contemporaneamente, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, presentato dal governo Draghi per l’accesso ai fondi europei del Next Generation EU, spinge l’acceleratore sulla privatizzazione dell’acqua e la mercificazione dei beni comuni, confermando la svolta autoritaria di chi pensa che democrazia e rispetto della volontà popolare siano retaggi da cui liberarsi.

Noi sappiamo che non è così: l’unica strada è l’uscita collettiva dall’economia del profitto e da questo sistema insostenibile per costruire la società della cura, basata sull’interdipendenza fra le persone, e fra queste e l’ambiente di cui sono parte. E sappiamo che la cura inizia dall’acqua e dai beni comuni.“Non torneremo alla normalità” ci siamo detti nei mesi più duri della pandemia, una normalità fatta di competitività, concorrenza e crescita che ci hanno fatto precipitare. È venuto il momento di dirlo tutte e tutti assieme, dentro la piazza che ci appartiene e una dignità che non conosce dominio, né profitti.