Sotto il palazzo al numero 22 di via Andrea Doria è rimasto solo un passeggino pieno di pannolini e vestiti, raccolti da quanti si preoccupavano di S.M e del suo piccolo di appena un anno. Eppure se erano tanti i napoletani del quartiere Fuorigrotta pronti a dare accoglienza, c’era qualcuno che quella mamma e il suo bambino non li sopportava affatto, forse perché di etnia rom. In ogni caso non voleva che sedessero sulle scale dell’androne. E ieri a quanto pare quella persona ha pensato bene di scacciarli definitivamente versandogli addosso dell’acido muriatico, fortunatamente misto ad acqua, dal proprio balcone.
Sono bastati pochi istanti e il bimbo ha iniziato a bruciare. Si è portato le mani agli occhi piangendo, mentre dai vestitini usciva il fumo e i capelli si scioglievano. Immediato l’intervento di un benzinaio che si trovava ad appena un paio di metri e a cui S.M. ha consegnato il piccolo tra le urla disperate. L’uomo gli ha strappato i vestitini e l’ha lavato sotto una fontana. Poi la madre è corsa in una Farmasanitaria attigua dove sono stati chiamati i medici del 118. Anche lei presentava delle escoriazioni sul viso, ma ha rifiutato ogni soccorso per stare accanto a suo figlio trasportato all’ospedale Santobono. Le sue condizioni per fortuna non sarebbero gravi anche se ha riportato lesioni diffuse e resta ricoverato.
La polizia intanto, dopo aver transennato via Doria, è salita al quarto piano dell’edificio in incriminato dove ha individuato una donna di mezza età che in un primo momento si è rifiutata di aprire e parlare con le forze dell’ordine, ma alla fine ha dovuto cedere. Gli agenti hanno trovato sul suo balcone una bottiglia di acido muriatico. A quel punto la signora si è giustificata asserendo di aver solo lavato per terra, e che inavvertitamente deve essere caduto il liquido in eccesso. Una versione un po’ traballante, visto che proprio secondo la testimonianza del benzinaio da almeno tre settimane ogni qual volta la donna con il suo piccolo si fermava sotto l’edificio, «le veniva scaricata addosso acqua calda o sporca, candeggina. Anche se non davano fastidio a nessuno – ha raccontato l’uomo – anzi erano ben voluti nel quartiere». Atti di intolleranza, dunque frequenti e ripetuti secondo le testimonianze, ma al momento non c’è ancora nessun indagato.
«E’ una storia allucinante – ha detto Antonietta Caroscio, presidente dell’Opera Nomadi – Napoli è una città tollerante, ma evidentemente il clima di strisciante razzismo sta aumentando. Ogni giorno ci arrivano segnalazioni da più quartieri, di incendi, minacce, atteggiamenti ostili nei confronti dei rom». Ma ieri, al contrario, gli abitanti di Fuorigrotta si sono dimostrati solidali con la nomade e il suo bambino. Una folla di donne si è radunata sul luogo dell’aggressione inveendo contro la presunta colpevole. Alcune hanno anche tentato di entrare nel palazzo minacciando di essere pronte «a scassare tutto» e definendo «una bestia» la persona colpevole di un atto così «odioso». Ma c’è preoccupazione anche per l’ostruzionismo di diverse Municipalità che «pone in forte ritardo l’accoglienza da parte comune di Napoli. «La scorsa amministrazione aveva firmato una delibera che impegnava milioni per la realizzazione di strutture di accoglienza – accusa Santa Iovine dell’Opera Nomadi – che però ne verranno spesi una piccola parte.»