«I giovani? Incapaci di controllarsi, incostanti e volubili. Emotivi, impulsivi e proni all’ira. Ambiziosi (…) E poi sperano, troppo; e si fidano, troppo. E visto che del passato non hanno esperienza, grazie alla fiducia e alla speranza si proiettano nel futuro con i loro ideali, anche se poi sono riportati al crudo del presente da inganni e disillusioni. Tutto ciò che fanno, lo fanno in eccesso: amano in eccesso, odiano in eccesso».

CON QUESTO BRANO di Aristotele, Laura Pepe dà inizio al suo saggio sulla giovinezza. La giovinezza degli antichi greci, beninteso. Tuttavia, non sfuggirà che attraverso Storie meravigliose di giovani greci (Laterza, pp. 224, euro 20) l’autrice – studiosa di diritto romano e diritti dell’antichità nonché abile divulgatrice dell’archeologia – ambisca non solo a liberare da clichés costruiti ad arte le sei figure indagate nel libro ma anche a interrogare (se non a provocare) i giovani di oggi su valori, sentimenti e battaglie. Con una scrittura ben ritmata, colta ma mai criptica – le parole in greco sono trascritte in caratteri latini e spiegate senza alterigia –, Pepe trascina il pubblico in alcuni dei più celebri scenari della mitologia e della Storia che hanno per protagonisti giovani di ambo i sessi.

Perché se Achille serba in sé l’impetuosità fuori controllo (cantami, o Diva, del Pelide Achille l’ira funesta…), Antigone non mostra di avere meno hybris ovvero «quella sensazione di dismisura e di insolente onnipotenza», evocata ancora da Aristotele. Proprio il confronto tra l’atto eversivo di Antigone e le lotte umanitarie di Ilaria Cucchi, Carola Rackete e Greta Thunberg, consente all’autrice di spogliare l’eroina dell’omonima tragedia sofoclea delle ideologie moderne, ricollocandola in un contesto nel quale il legame irripetibile col defunto fratello Polinice è l’unico motivo di sfida alle leggi dello Stato.

PEPE SEGUE lo stesso procedimento di analisi minuziosa delle fonti per restituire un’immagine meno didascalica di Saffo. L’amore della poeta di Lesbo per le ragazze non può infatti essere rinchiuso nei tiasi secondo il modello pederastico dell’omosessualità maschile: «Di nuovo eros che scioglie le membra mi scuote, irresistibile fiera dolceamara». L’autrice ha piena consapevolezza, storica o letteraria, delle vicende che racconta ed è per questo che le trasmette con sensibilità e rigore.