Segui in diretta streaming il congresso di Rifondazione

L’opposizione netta a Draghi e il sogno di ridare gambe e fiato a una sinistra fuori dal Pd che mai come oggi in Italia è all’anno zero. Da domani a domenica a Chianciano Rifondazione comunista (che conta circa 10mila iscritti) celebra il suo XI congresso, nel trentennale dalla nascita dopo lo scioglimento del Pci. Maurizio Acerbo, il segretario, non si nasconde la crisi del partito e anche la sconfitta che non è solo quella delle percentuali elettorali. E tuttavia, citando Gramsci («Anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall’inizio») sente «l’urgenza morale e politica» di tentare, ancora una volta, di ricostruire «una rappresentanza politica della classe lavoratrice».

Alle ultime elezioni a Roma c’era un pulviscolo di liste con la falce e martello, tutte allo zero virgola. A cosa serve?

Per me questo spettacolo, che riduce i comunisti a una barzelletta, è tragico. Di qui la spinta che vogliamo rilanciare dal congresso, che per la prima volta è unitario, per costruire una forza unitaria, alternativa a questo finto bipolarismo, che parta dall’opposizione al governo Draghi.

Cosa non vi convince, in particolare, del governissimo?

Questo esecutivo evidenzia come nella rissa apparente ci sia una convergenza di fondo sulle scelte strategiche. Su pensioni e lavoro è la prosecuzione delle politiche catastrofiche degli ultimi trent’anni. Dopo i ballottaggi ecco che torna la legge Fornero, con l’ok del Pd. Il malessere sociale continua a essere trascurato, anzi bastonato. E i fondi del Pnrr saranno spesi in un disegno di ristrutturazione neocapitalista che tanto piace a Confindustria. È questo il terreno su cui cresce la destra più estremista. Ormai un italiano su due non vota, la democrazia si sta spegnendo.

E voi come pensate realisticamente di reagire?

In Calabria le liste di sinistra che sostenevano De Magistris hanno preso in tutto il 16%. C’eravamo noi, ma anche Sinistra italiana, Potere al popolo, il movimento di De Magistris. C’è una potenzialità: dobbiamo riproporre questo schema anche a livello nazionale, dando voce alle lotte, ai movimenti, all’associazionismo. Ci sono milioni di persone che subiscono le politiche neoliberiste e cercano una rappresentanza politica.

Alle politiche del 2018 avete fatto la lista con Potere al popolo. Alle europee con Sinistra italiana. I risultati non sono arrivati.

Non credo a queste liste last minute, si è già verificato che non funzionano. Bisogna fare opposizione, rimettere al centro le questioni concrete, da quelle ambientali dei Fridays for future alle lotte come quella della Gkn.

Il no all’alleanza col Pd basta a dare un’anima al progetto?

Mi chiedo come si faccia a ignorare che questo è soprattutto il governo del Pd. E l’idea di condizionarlo da sinistra entrando in coalizione si è sempre rivelata fallimentare, dai tempi di Diliberto e poi Vendola.

Come sta oggi Rifondazione?

Indebolita. Tredici anni fuori dal Parlamento hanno pesato, non siamo più percepibili a livello di massa. Ma non ci rassegniamo di fronte a questo paesaggio devastato. Mai come oggi un’alternativa è necessaria, abbiamo visto che rassegnarsi al meno peggio non ha migliorato la condizione dei lavoratori: dal 1990 i salari sono diminuiti, i giovani se vanno. C’è molto lavoro da fare.

Esiste ancora in Italia una «classe lavoratrice»?

Esiste eccome, solo che ce ne si accorge solo quando ci sono incidenti come quello di Luana, schiacciata dall’orditoio perché bisognava aumentare la produzione a scapito della sicurezza. Dare voce a questi lavoratori è l’unica ragione di vita per la sinistra. Che non può essere la parte più educata dell’establishment finanziario. Lo dice Sanders, in Italia appare come un’eresia.

La sinistra oggi è la Cgil?

Spero ritrovi le ragioni del conflitto verso questo governo, come ai tempi della piazza sull’articolo 18. Se con Monti la Cgil avesse fatto muro non avremmo avuto il boom dei populisti. Spero che sulle pensioni si arrivi allo sciopero generale: sarebbe il principale contributo alla causa antifascista.

In Italia la sinistra radicale soffre più che altrove in Europa.

Purtroppo è così. Ma quelli che decisero di sciogliere il Pci non mi pare che in trent’anni abbiano avuto grandi successi. Se gli eredi di Almirante sono al 20% significa che in questi 30 anni hanno fallito anche loro.