Dino Giarrusso, divenuto noto come Iena del noto programma televisivo Mediaset e attuale parlamentare europeo del Movimento 5 Stelle, finisce sotto accusa per alcune donazioni ricevute nel corso della campagna elettorale per le europee del 2019.

Si tratta di due versamenti che superano il limite imposto dal codice di autoregolamentazione sulle attività di lobbying del M5S, per questo il collegio del proibiviri pentastellato, dopo aver appreso la notizia diffusa lunedì sera dal programma di Rai 3 Report, si sta occupando del caso.
Giarrusso è personaggio noto. Gode di consenso presso gli attivisti, che lo hanno scelto per parlare a confronto finale tra i trenta super-delegati che ha chiuso giusto domenica scorsa gli Stati generali. È una di quelle figure che pur non godendo di particolari appoggi e non avendo una lunga storia nel M5S ha approfittato della sua celebrità per costruirsi il profilo di personaggio politico.

Prima di sbarcare a Bruxelles nel corso delle elezioni europee dello scorso anno, aveva provato a farsi eleggere alla camera nel collegio uninominale di Roma, cooptato in quota società civile dal capo politico Luigi Di Maio. Era stato battuto dal radicale Riccardo Magi e a quel punto era entrato nello staff di Lorenzo Fioramonti, ministro della pubblica istruzione nel corso del primo governo Conte.

Per difendersi dalle accuse sulle donazioni, che in tutto ammonterebbero a poco meno di 15 mila euro, ha preso la parola via Facebook: «Il finanziamento è assolutamente regolare – risponde Giarrusso – L’ho accettato solo dopo aver saputo che nel 2018 la stessa persona aveva finanziato allo stesso modo la campagna elettorale di tutto il M5S» Il regolamento interno per le elezioni europee prevede questo: «Ogni candidato del Movimento 5 Stelle non può accettare donazioni da parte di uno stesso soggetto complessivamente superiori a tremila euro». Giarrusso replica: «Si trattava di un vademecum interno, legato solo alle europee, che onestamente mi era sfuggito. Ho comunque comunicato tutto, in piena trasparenza, sia al nostro comitato interno che agli organi previsti dalla legge, e nessuno ha avuto nulla da ridire su questo».

Tre giorni fa, parlando agli Stati generali, si era prodotto in un accorato appello che invitava all’unità: «Non possiamo autodistruggerci per il narcisismo di qualcuno. Basta con ‘io’, diciamo ‘noi’. Questo Movimento è degli attivisti». In vista del congresso grillino aveva anche prodotto un suo documento per chiedere scuole quadri per i giovani attivisti e apertura di sedi locali. Non si conoscono i dati delle preferenze ricevuti da ogni delegato a parlare al dibattito finale degli Stati generali, ma qualcuno ipotizza che Giarrusso, forte della sua presenza televisiva e in quanto volto noto, si era piazzato tra i primi. Si saprà solo quando la busta sigillata che contiene quei dati verrà aperta, quando la nuova dirigenza del M5S sarà nominata.

La vicenda si inscrive nelle dinamiche già complesse dei 5 Stelle e soprattutto della loro delegazione a Bruxelles. Ormai da tempo alcuni eletti vivono da separati in casa e più volte, su dossier importanti, si è andati al voto in assemblea in ordine sparso. «Farsi finanziare le campagne elettorali da chi ha interessi, ti mette in una posizione scomoda verso il finanziatore. Per questo nessuno del M5S si è mai fatto finanziare personalmente da lobbisti. Se qualcuno lo facesse, verrebbe espulso immediatamente» scrive su Twitter l’eurodeputato del M5S Ignazio Corrao.