Le politiche europee, che spingevano ieri verso l’austerità radicale, oggi verso le riforme strutturali e le liberalizzazioni – a cominciare da quella del mercato del lavoro – generano processi di impoverimento e di schiavizzazione degli esseri umani, alimentano fenomeni di sfruttamento e ricattabilità, provocando la diffusione di sentimenti di frustrazione e di paura, di solitudine e di competizione.

Il qualunquismo da pay tv e la socialità da slot machine, assieme agli interessi dei costruttori e alla codardia del ceto politico, divorano le nostre città. Le tante analisi economiche, gli studi e le esperienze che provano a opporvisi, disegnando un’altra strada per l’Italia e per l’Europa, rimangono inascoltate: le forze politiche restano immobili e sorde, incatenate ai fantasmi novecenteschi, e partoriscono il ritorno dell’identico, in cui persino la giusta istanza della riscossa generazionale si sgretola.

Siamo preda di una situazione in stallo, che rappresenta il disperato tentativo delle classi dominanti di mantenere lo status quo e svela il segno di una politica senza anima né immaginazione, incapace di trovare contenuti diversi da quelli del neoliberismo e dalla distruzione sistematica del modello europeo di Stato sociale.

Per rimediare a questo, chi, come noi, fa parte delle reti civiche che passeggiano per le piazze deserte dei centri urbani e illuminano i viali bui delle periferie, promuove Un’altra musica in Comune, la tre giorni rivolta alle esperienze territoriali e alle realtà politiche e sociali che mettono al centro la vita delle persone, la difesa dei beni comuni e la giustizia sociale, che valorizzano il patrimonio di idee e partecipazione che viene dall’associazionismo.

Per mettere in comune buone pratiche amministrative, per creare forme di cooperazione, per costruire risposte plurali ma collettive alla crisi economica, sociale e democratica che colpisce sempre più le città e i suoi abitanti, stretti tra i tagli agli enti locali e i vincoli feroci dei patti di stabilità, occorre far crescere progetti municipali alternativi e connetterli l’uno con l’altro.
Con questi obiettivi, nei mesi passati, alcuni di questi laboratori politici – presenti a Pisa, Roma, Ancona, Siena, Messina, Brescia, Brindisi, Firenze, Imperia e Aquila – hanno avviato i primi passi di un percorso comune di confronto e approfondimento sulla politica territoriale. Da queste esperienze parte oggi un invito a tutte le liste di cittadinanza che già esistono e a tutte le esperienze che stanno valutando se proporsi alle elezioni amministrative del 2014, per incontrarsi a Pisa in tre giorni di workshop e assemblee, per scrivere un pentagramma del comune.

Non è la nascita di un nuovo partito né la chiamata alle armi di personaggi politici di grido: è bene dirlo subito, in modo esplicito, per sgomberare il campo da letture distorte. Piuttosto è la necessità di costruire anticorpi, processi creativi e forme di resistenza collettiva al diritto alla città negato alle cittadine e ai cittadini dagli appetiti della speculazione.

Siamo convinti che il governo partecipato dei territori, la ridistribuzione della ricchezza in città, la restituzione degli spazi abbandonati e in dismissione all’utilità sociale siano le coordinate da seguire in questa fase. Questo significa innanzitutto avanzare politiche coraggiose, proporre campagne convergenti di mobilitazione, valorizzare le forme di autogoverno e introdurre politiche innovatrici nell’amministrazione pubblica.

Sono queste le esigenze e lo spirito che hanno mosso queste esperienze politiche a organizzare Un’altra musica in Comune, dal 22 al 24 novembre a Pisa. Il programma e i dettagli dell’appuntamento sono disponibili su www.unacittàincomune.it