Equity, il sindacato degli attori, attrici e performer del Regno Unito, sta portando avanti una nuova battaglia.

Ad essere contestato è l’uso smodato degli accordi di riservatezza (non-disclosure agreements) nell’ambito dell’industria dello spettacolo. Ufficialmente gli accordi hanno lo scopo di impedire a un partecipante di far trapelare dettagli in merito a una produzione, ma c’è una crescente preoccupazione nel settore sul modo in cui vengono utilizzati.

I casi più estremi sono quelli in cui se ne è serviti per imbavagliare le vittime di molestie e abusi, impedendo loro di parlare di ciò che avevano subito (uno strumento utilizzato più volte, ad esempio, da Harvey Weinstein).

PER QUESTO Equity ha lanciato una guida che definisce dei ragionevoli confini di applicazione per un accordo di riservatezza.

Tra le richieste c’è quella di smettere di chiedere agli artisti di firmare tali accordi come parte del processo di audizione, assicurando poi che questi non impediscano ai firmatari di segnalare bullismo, molestie e di denunciare un reato, e confermando infine che non deve esserci alcun legame con l’assegnazione dei diritti di proprietà intellettuale.

«In un momento in cui l’industria deve lavorare per sradicare i comportamenti inappropriati, gli artisti sono imbavagliati dal crescente uso di accordi contenenti disposizioni che sono di gran lunga eccessive», ha affermato per il sindacato John Barclay.

«Equity sta ora per la prima volta fornendo una guida agli artisti per assicurarsi che abbiano le conoscenze e il supporto per rifiutare accordi ingiusti, superando la paura di avere ripercussioni sul lavoro».