Ha sollevato indignazione in Val di Susa la decisione della Corte di Appello di Torino, che ha accolto la domanda di estradizione presentata dalla Francia nei confronti di Emilio Scalzo. L’attivista No Tav e No Border, ora ai domiciliari, è stato arrestato lo scorso 15 settembre a Bussoleno su richiesta dell’autorità
giudiziaria transalpina con l’accusa di aver percosso un gendarme durante una manifestazione oltre il confine.

I legali di Scalzo, 66 anni, hanno annunciato che ricorreranno in Cassazione con l’obiettivo di far revocare il provvedimento. «Ci sembra veramente assurdo – sottolinea il movimento No Tav – che Francia e Italia continuino a giocare a scacchi con le vite delle persone semplicemente per mantenere buoni rapporti tra i due Stati. Non intendiamo accettare le ingiustizie portate avanti dai tanti tribunali nei confronti di tutte quelle persone che provano a dare un’alternativa allo status quo della mala gestione della situazione delle migrazioni in un’Europa sensibile e solidale solo di facciata».

Il movimento cita – accanto alla storia di Emilio per il quale ci sono stati presidi e fiaccolate di solidarietà – i casi Lorena Fornasir e del suo compagno Gian Andrea Franchi, accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a scopo di lucro, e l’ultima durissima sentenza nei confronti di Mimmo Lucano, come esempi dove si criminalizza la solidarietà «in nome di una giustizia che perde ogni giorno la sua dignità».

I No Tav continueranno a stare a fianco di Emilio Scalzo «abbracciando tutte quelle battaglie contro chi vuole frontiere chiuse, per le persone in cerca di una vita più dignitosa e lontana da guerre e miseria, ma aperte alle merci e alla devastazione dei territori».