L’unica buona notizia dell’incontro al Mise sulle Acciaierie di Piombino riguarda il costo dell’energia elettrica necessaria per un solo, futuro forno. Sul punto Giorgio Sorial, vicecapo di gabinetto del ministro Patuanelli, ha assicurato che quando Jindal realizzerà il forno, avrà energia allo stesso costo delle altre imprese italiane, e a prezzi in linea con quelli europei. E’ qualcosa, ma non può bastare ai 900 operai a casa in cigs da anni e anni, e agli altri 800 operativi ma al lavoro per non più di dieci, dodici giorni al mese. Anche perché, seppur non ufficialmente, si è capito che il tanto atteso piano industriale di Jindal South West Steel Italy non sarà presentato il 24 gennaio prossimo, come da accordi sottoscritti.
“Si sente parlare di uno slittamento – conferma Enrico Rossi – ma l’importante è che ci sia un imprenditore che creda nello sviluppo di Piombino”. Il presidente toscano parla di “passi avanti fra luci e ombre” sull’area di crisi complessa piombinese, e poi spiega: “A fine mese ci è stato detto che il ministero dello Sviluppo economico incontrerà i sindacati e le rappresentanze istituzionali per fare il punto della situazione sull’impianto”. In quella data, è la speranza di Rossi, che prima di Natale ha ricevuto rassicurazioni dall’imprenditore indiano di andare avanti con il programma di sviluppo annunciato due anni fa, il tanto atteso piano industriale potrebbe esserci. Ma il condizionale resta d’obbligo, visti i tanti ritardi sulla reindustrializzazione denunciati dai lavoratori e della loro organizzazioni sindacali, Fiom e Usb in testa.
Nei giorni scorsi anche la segretaria generale della Fiom, Francesca Re David, è stata a Piombino, per l’assemblea provinciale dei metalmeccanici Cgil, e sulla produzione di acciaio il sindacato non ha mancato di sottolineare “l’incertezza dei tempi e delle reali intenzioni della proprietà nella realizzazione delle aree fusorie e acciaieria, senza le quali anche gli attuali impianti (i laminatoi, ndr) non hanno ragione economica di sopravvivere”. A riprova, i conti piombinesi registrano una perdita di due milioni al mese, peraltro compensati dai guadagni, maggiori, di Jindal, che fa arrivare la materia prima per i laminatoi, le “billette”, dai suoi stabilimenti in Oman.
Anche questo passaggio fa capire che la situazione generale non è più sostenibile. Da parecchio. Così prima del summit al Mise, dove non era invitata, la Rsu delle Acciaierie è stata ricevuta al quartier generale del Pd, per sollecitare l’attuazione dell’accordo di programma, e di mantenere al suo posto il commissario straordinario Nardi, a garanzia dell’impegno del governo. “I lavoratori chiedono una maggiore attenzione – ha sintetizzato Rossi – chiedono a Jindal di rispettare gli impegni presi e di presentare il piano industriale, che prevede la realizzazione del forno elettrico. E chiedono che ci sia maggiore attenzione da parte del governo per sciogliere una serie di nodi che riguardano le infrastrutture, gli aspetti ambientali, e attenzione anche in un settore importante come quello delle rotaie”.
Fra le righe, anche una presa di posizione: gli operai di Piombino non vogliono essere considerati i parenti poveri di quelli di Taranto. Il presidente toscano la declina così: “Credo che un’attenzione anche del ministro Patuanelli sarebbe importante, darebbe conforto a questa grande disponibilità e volontà che i lavoratori hanno di una ripresa produttiva a pieno titolo, tenendo presente che esiste l’Ilva, che è un grande problema nazionale, ma che la seconda siderurgia è Piombino e non si può perdere”.