Sarà la volta buona, dopo sette lunghi anni dalla chiusura coatta dell’altoforno da parte del governo, e ben tredici dall’inizio di una crisi dagli aspetti kafkiani? A Piombino si incrociano le dita, all’indomani dell’annuncio della viceministra pentastellata Alessanda Todde della vicina firma di un “Memorandum of understanding”, tra Invitalia e Jsw, che dovrebbe fissare impegni e scadenze reciproche per l’ingresso del socio pubblico nelle Acciaierie di Piombino. Un annuncio arrivato nel corso di un consiglio comunale monotematico al teatro Metropolitan.
Stanchi e disillusi dopo anni e anni di promesse non mantenute, il sindaco Ferrari, i consiglieri comunali e i sindacati hanno chiesto all’unisono tempi rapidi e risposte chiare. “Entro il 31 dicembre siano date delle risposte alla città – ha dettato Ferrari – oltre non si può andare”. Entro due mesi si dovrà concludere la due diligence, ha risposto Todde, “perché l’ingresso di Invitalia comporta la valutazione dello stabilimento, e quindi Jindal e Invitalia devono accordarsi”. I soldi di Invitalia, che dovrebbe entrare con il 49% delle Acciaierie, saranno tutte impiegate per il revamping dei treni di laminazione, giunti ormai a fine corsa.
Non è mancata però la consueta nota stonata: ai lavoratori che insistevano sulla necessità di riattivare subito il ciclo integrale con un nuovo forno elettrico, Todde ha risposto che “da qualcosa si deve cominciare” e che “bisogna fare le cose con quello che si ha”. Quindi Jindal, per l’ennesima volta, non caccia un euro. Anche se la viceministra ha avvertito Jsw (e Marco Carrai, sulla plancia di comando della Acciaierie) : “Il governo è disponibile a investire, vuole far parte della governance, ma all’azienda deve essere chiara una cosa: non siete gli unici player sul mercato. Ora basta perdere tempo”.