Era tutto pronto per il progetto «Beethoven Presente!» , tre giornate in cui i giovani del conservatorio di Cremona si sarebbero ritrovati sul palcoscenico del Teatro Ponchielli per l’integrale delle sonate per violino e pianoforte di Beethoven, dopo incontri didattici e una masterclass di un violinista della qualità di Salvatore Accardo. Oggi studenti e maestro si confrontano con la chiusura dei teatri.

Cosa farete ora?
Proveremo almeno a trasmetterlo in streaming per non vanificare gli sforzi fatti dalla responsabile del progetto, la violinista Luisa Gorna, insieme ai ragazzi, che hanno lavorato per settimane. Allievi di talento che hanno bisogno di trovare sbocchi lavorativi e confrontarsi con il pubblico.

Il futuro dello spettacolo va nella direzione dello streaming?

Credo che possa essere solo una soluzione temporanea. L’essenza del concerto sta nel far musica insieme, fra musicisti e con il pubblico. Senza pubblico non esiste la ragione ultima dell’esecuzione musicale: esercitarsi o suonare a casa propria non consente di liberare la stessa energia che raggiunge il pubblico e che il pubblico stesso restituisce amplificata ai musicisti.

Eppure durante il confinamento lo streaming ha permesso alla musica di non scomparire.

Ogni possibilità che la tecnologia ci offre in un momento così grave è benvenuta. Al patto di ricordare che si tratta di un surrogato, che spesso privilegia grandi nomi e figure di richiamo. Difficilmente può costruire il motore dello sviluppo per giovani preparati che ora soffrono enormi difficoltà.

Quando ha suonato la prima volta in streaming?

Molto di recente, con un concerto per l’inaugurazione di un reparto di terapia intensiva dell’ospedale Sacco. È stato davvero emozionante, anche perché suonavo con mia figlia dodicenne al pianoforte. Ecco un’occasione in cui lo streaming ha un valore prezioso.

Consente anche sterminate possibilità di conoscenza.

Certo, in rete si può ascoltare ogni tipo di musica. In mancanza d’altro anche per la musica classica va benissimo. Solo poche settimane fa però sono tornato alla Scala per un concerto del pianista Maurizio Pollini: pur con presenze contingentate ho ritrovato il senso insostituibile del far musica dal vivo con il pubblico.

Ricorrerete alla didattica online per il vostro progetto?

Al momento è un mezzo irrinunciabile, ma anche un surrogato che pone varie difficolta ai docenti. Per i musicisti esprimere un giudizio che coinvolge il suono nella didattica on-line è complicato. Sono felice di salvare la masterclass al conservatorio portandola online, ma rimane un’esperienza diversa da quella dal vivo.

Forse anche per i conservatori ci vorrebbe un aggiornamento.

Concordo, i conservatori non incentivano abbastanza studio e esercitazioni di musica da camera, che prepara bene anche all’attività in orchestra e peraltro non insegna solo all’ascolto fra musicisti ma anche nella vita quotidiana.

Per molti però le necessità dei musicisti sono quelle di una nicchia…

C’è bisogno che io citi Nietzsche: «Senza la musica la vita sarebbe un errore» ? Oltre a costituire ragione di vita e di lavoro per tante persone, il valore della musica presto o tardi è percepito da chiunque. Il problema però sta a monte. E’ difficile pretendere una visione organica del sistema musicale da una classe dirigente formata, come il resto dei cittadini, in una scuola in cui – esclusi gli studi specifici – è quasi assente l’educazione musicale. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Lo ha ripetuto Riccardo Muti nella recente lettera al ministro Franceschini, che sottoscrivo. Questa resta la prima emergenza.