Dimissione dallo stato clericale, ovvero «spretamento». È la severa pena canonica – più grave c’è solo la scomunica – a cui è stato condannato dalla Congregazione per la dottrina della fede (l’ex Sant’Uffizio) Theodore McCarrick, arcivescovo emerito di Washington, già destituito da cardinale lo scorso 27 luglio da papa Francesco.

Il decreto è stato emanato l’11 gennaio, confermato il 13 febbraio, comunicato all’interessato il 15 e reso noto ieri dalla sala stampa della Santa sede. McCarrick, che a luglio compirà 89 anni, è stato giudicato colpevole di «sollecitazione in Confessione e violazioni del sesto comandamento del Decalogo con minori e adulti, con l’aggravante dell’abuso di potere». Ovvero di aver molestato e abusato sessualmente, dagli anni ’70 in poi, diversi adolescenti e giovani, perlopiù seminaristi, e di aver usato il sacramento della confessione per sollecitare, fare proposte sessuali e adescare i ragazzi e gli uomini di cui poi ha abusato. Essendo l’ultimo grado del processo canonico, la sentenza è inappellabile.

Potrebbe sembrare una vittoria a posteriori di mons. Carlo Maria Viganò, l’ex nunzio apostolico (ambasciatore) negli Usa, che in estate aveva messo sotto accusa gli ex pontefici Wojtyla e Ratzinger e aveva chiesto le dimissioni di papa Francesco proprio per la presunta indulgenza nei confronti di McCarrick.

Ma non è del tutto così: pochi giorni fa Francesco ha nominato come nuovo camerlengo (il prelato che gestisce la «sede vacante», cioè tutti gli adempimenti dopo la morte, o le dimissioni, di un papa e prima dell’elezione del successore) il cardinale conservatore statunitense di origine irlandese Kevin Joseph Farrell, molto vicino a McCarrick e per questo anche lui accusato dal dossier di Viganò, che però in questo caso è stato ignorato.

Una dura condanna quindi, quella di McCarrick: è la prima volta che un cardinale della Chiesa cattolica romana viene dimesso dallo stato clericale per pedofilia (l’unico cardinale spretato, nella storia contemporanea, è stato nel 1927 il francese Louis Billot, aderente ad Action française, associazione cattolica tradizionalista e fascista condannata da Pio XI, e poi riabilitata da Pio XII). Ma con una grande attenzione agli equilibri da salvaguardare all’interno dei sacri palazzi.

Il tutto alla vigilia del grande summit su Chiesa e pedofilia che si svolgerà dal 21 al 24 febbraio in Vaticano, dove papa Francesco – anche in seguito alla risonanza mondiale dei recenti scandali in Cile (nove vescovi rimossi dall’incarico) e in Pennsylvania (oltre mille bambini molestati e violentati da trecento preti dal 1947 a oggi) – ha convocato i delegati delle conferenze episcopali di tutto il mondo per affrontare per la prima volta in maniera globale la questione degli abusi sessuali compiuti da preti e religiosi.

Quattro giorni di lavoro al termine dei quali si capirà se, al di là delle condanne estemporanee, la Chiesa cattolica vorrà affrontare in maniera strutturale il crimine della pedofilia.