Il rischio di una nuova cocente delusione è alto ma Abu Mazen deve cercare ugualmente l’appoggio arabo contro l’Accordo del secolo, il «piano di pace» di Donald Trump annunciato martedì. Oggi il presidente palestinese parteciperà al Cairo al vertice di emergenza della Lega araba. Le premesse non sono incoraggianti per il presidente dell’Anp. I paesi arabi, in particolare le monarchie del Golfo, hanno dato un sostegno blando alle ragioni dei «fratelli palestinesi». Gli Emirati hanno addirittura applaudito all’iniziativa statunitense. Gli analisti perciò prevedono che dalla riunione della Lega araba esca, nella migliore delle ipotesi, una risoluzione priva di misure concrete. E non è escluso che, dietro le quinte, qualche leader arabo suggerisca ad Abu Mazen di rinunciare all’annullamento degli accordi di Oslo del 1993 (tra Israele e l’Olp) minacciato da una delegazione palestinese, guidata dal ministro degli affari civili Hussein al Sheikh, durante un incontro con il ministro delle finanze israeliano, Moshe Kahlon.

La debolezza e l’isolamento dei palestinesi si contrappone all’entusiasmo degli israeliani. Anche i coloni che inizialmente avevano bocciato il piano Trump – perché prevede la nascita di uno Stato palestinese, sebbene privo di sovranità – sembrano ora pronti ad abbracciare l’Accordo del secolo. «Chiediamo al primo ministro e ai deputati della Knesset di non accettare un accordo globale in cui possa essere stabilito uno Stato palestinese, in qualsiasi forma», avevano scritto in un comunicato tre giorni fa i leader del Consiglio Yesha, che unisce gli insediamenti coloniali in Cisgiordania. Ora invece intravedono nuove possibilità grazie alla Casa Bianca. In particolare i coloni dei 15 insediamenti-“enclavi”, ossia quelli all’interno dell’entità palestinese immaginata da Trump.

Il piano prevede che Israele si asterrà dall’espandere queste colonie nei prossimi quattro anni. Ma i leader degli insediamenti pensano che la prossima applicazione della sovranità israeliana su gran parte della Cisgiordania consentirà costruzioni più rapide, non più legate alle approvazioni del ministero della Difesa richieste sino ad oggi dalla legge militare per i territori occupati. «Non accetteremo l’isolamento di 15 comunità e il blocco delle costruzioni… non esiste una legge nello Stato di Israele che afferma che ogni dettaglio di un piano americano debba essere accettato», ha avvertito il presidente del Consiglio regionale della Samaria (il nome biblico del nord della Cisgiordania), Yossi Dagan. Domani comunque non ci sarà la riunione del governo in cui Netanyahu avrebbe voluto approvare subito l’annessione unilaterale degli insediamenti in Cisgiordania e della Valle del Giordano. La riunione è stata cancellata e per ora non è stata riprogrammata. Il fatto sembra collegato alle dichiarazioni di Jared Kushner, inviato speciale e genero di Trump, secondo il quale il governo israeliano per procedere all’annessione deve attendere le nuove elezioni (2 marzo). Dall’ufficio di Netanyahu fanno saper che non c’è disaccordo con gli Usa ma «solo questioni tecniche minori».

Nelle strade dei territori palestinesi la tensione resta alta a causa del piano Trump. Un ragazzino di 15 anni, Alaa Abbasi, è deceduto all’ospedale. Era stato ferito alcuni mesi fa dai soldati israeliani durante una manifestazione lungo le linee tra Israele e Gaza. L’esercito ieri ha bombardato una postazione di Hamas a Rafah, in seguito al lancio di tre colpi di mortaio e di un palloncino incendiario verso Israele. Tensione anche a Gerusalemme Est dove ieri la polizia è entrata sulla Spianata delle moschee per disperdere un raduno di protesta contro l’Accordo del secolo.