L’Abruzzo, al voto con i suoi 1.211.204 elettori, diventa febbricitante termometro politico. Alle urne, oggi, per il rinnovo del Consiglio e il presidente di Regione, ha tutta l’attenzione puntata su di sé. È voto atteso anche a livello nazionale, perché primo reale test dell’era gialloverde. Con Salvini e Di Maio convinti di avere la vittoria già in tasca. Tutt’e due, nelle ultime settimane, sono stati più in Abruzzo che nei propri ministeri, con la campagna elettorale incentrata spesso non sul territorio, ma sull’immigrazione, sul caso Diciotti, sul Sì triv No triv, No TavSì Tav, con battibecchi a distanza. Con migliaia di selfie e di dirette streaming. «E meno male che li hanno fatti – attacca Giovanni Lolli, presidente pro tempore della Regione – perché tutti questi ministri, vice, capi di partito, dalla prossima settimana non li vedremo più, come accaduto in Molise, lasciato in balia di se stesso dopo il voto». La Lega vuole svettare e non l’ha nascosto, confermando il trend positivo dei sondaggi che la danno in ascesa. I pentastellati alle ultime politiche da queste parti hanno sfiorato il 40% e cercano conferme. L’esito del voto – dicono gli osservatori – peserà sugli equilibri del governo e sui rapporti tra alleati. A destra è stata riesumata l’unione – “ma solo per l’Abruzzo”, puntualizza Salvini, spezzando nostalgie – tra Carroccio, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Il trio Berlusconi, Meloni, Salvini da tempo non si vedeva insieme.

E dall’Abruzzo vuole ripartire il centrosinistra. Si decideranno le sorti del malconcio Pd? Di certo è stato il partito quasi innominabile della campagna. È rimasto il più possibile nascosto nelle otto liste che appoggiano Giovanni Legnini, ex vice presidente del Csm, chiamato alla candidatura a presidente da 161 sindaci. La vera sfida è la sua, complessa, dopo il crollo dello scorso 4 marzo, di quel Pd da cui lui proviene. «Ci ha messo la faccia», gli riconoscono in tanti. Ha voluto una coalizione ampia, puntando sul civismo, allargando all’anima progressista, quella di sinistra, cattolica, ma anche dei Radicali e liberali. Contro di lui il centrodestra schiera Marco Marsilio, romano di origini abruzzesi, che, come più volte ha dimostrato, dell’Abruzzo sa poco. Anche l’Abruzzo fino ad un mese fa di lui non sapeva nulla. Cinque le liste in suo sostegno.

Il M5S viaggia da solo e punta su Sara Marcozzi, consigliera regionale uscente. Il quarto candidato alla presidenza è l’avvocato Stefano Flajani, di Casapound. Il sistema elettorale proporzionale, con soglia al 4% per liste che corrono da sole e del 2% per quelle inserite all’interno di una coalizione. Non c’è ballottaggio. La partita delle urne, si gioca dalle 7 alle 23 nei 305 comuni dell’Abruzzo.