Più lavoro, più sviluppo: lo chiedono i sindacati. Lo chiede l’Abruzzo. Ed è per questo che in 5mila, trascinati da Cgil, Cisl e Uil, oggi sono scesi in piazza a Lanciano (Chieti). Una manifestazione che parla di una regione in difficoltà, con l’emergenza occupazione, anche giovanile; la cassa integrazione come ultima speranza e una frotta di crisi aziendali a caccia affannose soluzioni.

Da queste parti – secondo i sindacati, ma lo dicono anche i dati Istat e di Bankitalia – va peggio che nel resto del Belpaese. “In Abruzzo – afferma Sandro Del Fattore, segretario regionale Cgil – i contratti a tempo indeterminato sono crollati: nel 2016 erano 19mila, l’anno scorso sono scesi a 16mila; quelli a tempo determinato, invece, hanno fatto un balzo in avanti passando dai 66mila di due anni fa ai 90mila del 2017. Il Pil (prodotto interno lordo) regionale arranca: nel 2016 è arretrato dello 0,2 per cento a fronte di incrementi che hanno riguardato tutte le regioni del Meridione”. Nei primi nove mesi del 2017 il numero di cittadini in cerca di occupazione è aumentato del 2,7 per cento e il tasso di disoccupazione è salito dal 12,1 al 12,7 per cento, rimanendo superiore al dato medio nazionale (11,5 per cento). “Significa – aggiunge il rappresentante Cgil – che ad affiancare una grande disoccupazione c’è il lavoro a termine, che si traduce in nessuna prospettiva e nella migrazione”.

Quasi il 70 per cento dell’occupazione è precaria: l’Osservatorio dell’Inps racconta che crescono tutte le tipologie contrattuali precarie (a termine, stagionale, apprendistato), e rallenta il solo tempo indeterminato. Anche l’apparato produttivo è in sofferenza. Mentre nel resto del Paese il ricorso alla cassa integrazione è sceso del 40 per cento, in Abruzzo si registra solo un -13 per cento rispetto all’anno scorso. Le imprese, per evitare i licenziamenti, continuano sempre di più a ricorrere allo strumento contrattuale della solidarietà, che risulta in crescita.

Sono tante le vertenze aperte. “In primo piano quella della Honeywell di Atessa (Ch), multinazionale che, – viene ricordato – unilateralmente, nonostante i buoni risultati, ha deciso di chiudere e delocalizzare, lasciando oltre 400 dipendenti in bilico, oltre a quelli dell’indotto”. A sfilare i lavoratori del Consorzio e centro di ricerche per l’agricoltura Cotir di Vasto. Il loro è uno dei drammi del territorio: abbandonati dalla Regione; mandati a casa con oltre 30 stipendi da riscuotere dopo essere stati per mesi senza corrente, senza telefono e riscaldamento, utenze staccate perché non pagate.

E c’è la vicenda dei lavoratori licenziati della Intecs Spa di L’Aquila, che opera nel settore della progettazione e dello sviluppo di sistemi elettronici high-tech nei mercati aerospazio, difesa, trasporti e telecomunicazioni: loro hanno deciso di mantenere viva la vertenza con un presidio permanente davanti alla Regione. “109 aziende – spiega Leo Malandra, segretario Cisl Abruzzo Molise – versano in situazioni di crisi e una miriade di piccole e micro imprese, anche artigiane e commerciali, sono in difficoltà. Settori che hanno bisogno di sostegno”. “Siamo qui – afferma Michele Lombardo, segretario regionale Uil – per rilanciare la vertenza Abruzzo. Alla Regione chiediamo di velocizzare l’operatività del Masterplan, che finora è servito solo come passerella per vari ministri; un piano industriale di rilancio e di dare seguito al Patto per lo sviluppo sottoscritto e dimenticato”.

“L’Abruzzo è il caso italiano – dichiara il segretario generale Uil, Guglielmo Loy -: ha grandi potenzialità ma con troppe crisi e una crescita in affanno. Noi del sindacato non facciamo promesse mirabolanti ma parliamo di infrastrutture, sostegno al sistema produttivo, protezione sociale e ammortizzatori, servizi: cose che si possono fare con le risorse che già ci sono”.