In attesa della ripresa dei colloqui sul nucleare, previsti per il prossimo 7 aprile a Vienna, Tehran lancia una provocazione senza precedenti agli Usa. Non accennano a placarsi infatti le polemiche per la nomina del nuovo ambasciatore iraniano alle Nazioni unite, Hamid Aboutalebi, uno degli affiliati al gruppo degli Studenti islamici seguaci della Linea dell’Imam, che prese in ostaggio 52 americani nell’ambasciata Usa di Tehran nel 1979. Il presidente Obama ha definito la nomina «estremamente problematica». Secondo il senatore repubblicano Ted Cruz, gli Stati uniti sarebbero pronti a negare il visto per Aboutalebi. Barry Rosen, uno degli ostaggi, ha definito il passo di Tehran «un oltraggio». Nel caso il visto venisse negato i prossimi colloqui di Vienna potrebbero essere messi a repentaglio insieme all’intero accordo sul nulceare, siglato a Ginevra, lo scorso 24 novembre.
La mossa di Tehran può essere interpretata come una concessione agli ultra-conservatori, vicini all’ex presidente Mahmud Ahmadinejad, contrario all’accordo sul nucleare. Non solo, la guida suprema Ali Kahmenei ha tuonato contro la lentezza con cui le sanzioni internazionali vengono riviste da Stati uniti e Ue. «Non c’è da attendersi che i nemici levino le sanzioni», ha detto Khamenei. I moderati del presidente Rohani stanno facendo di tutto per aprire nuovi canali per le banche occidentali in Iran. Il primo tentativo è coinvolgerle in trasazioni a scopi umanitari, ufficialmente non sanzionati dalle misure internazionali contro il nucleare. Lo scopo, secondo il quotidiano Sharq al Awsat, è velocizzare accordi finanziari e che coinvolgano banche iraniane e occidentali. Il ministero del Tesoro Usa ha confermato le intenzioni di Tehran di eliminare gli ostacoli tecnici alle transazioni finanziarie nel paese.
Tuttavia, secondo la stampa locale, molte banche d’oltreoceano si mostrano ancora riluttanti ad aderire all’iniziativa. L’altro fronte aperto dai moderati di Rohani è la distensione con l’Arabia saudita, come nella migliore tradizione diplomatica riformista.
«L’interazione e la cooperazione tra Tehran e Riad – ha precisato Rohani – porterà senza dubbio benefici alla stabilità e alla sicurezza dell’intera regione».
Si complicano invece le relazioni con il vicino Pakistan. Il 6 febbraio scorso cinque guardie di frontiera iraniane sono state rapite dal gruppo radicale sunnita Jaish al Adl. Uno di loro, Jamshid Danaei Far è stato ucciso la scorsa settimana. Il gruppo minaccia l’uccisione di tutti gli ostaggi se non verranno liberati membri del commando detenuti nelle carceri iraniane. Il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif ha duramente criticato le autorità pakistane per l’incapacità di tenere sotto controllo i confini reciproci. Lo scorso ottobre 17 guardie frontaliere iraniane vennero uccise, provocando la ritorsione idi Tehran con l’uccisione di 14 prigionieri, probabilmente estranei ai fatti, detenuti nelle carceri iraniane. Zarif ha inviato per questo una lettera di protesta al segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon.