La società civile polacca schiuma di rabbia dopo il verdetto traumatico del Tribunale costituzionale a Varsavia in materia di diritto all’aborto arrivato nel pomeriggio di giovedì. Ieri migliaia di cittadini sono scesi in piazza in almeno 50 città polacche, il tutto in barba al divieto di assembramenti di più di 10 persone vigente nelle «zone rosse». Da oggi tale limite è stato ulteriormente ridotto a 5 individui in tutta la Polonia diventata interamente «rossa» alla luce dell’impennata di contagi da Covid-19 degli ultimi giorni.

Giovedì in tarda serata invece alcuni attivisti, diretti verso l’abitazione del vicepremier e leader della destra populista di Diritto e giustizia (PiS) Jarosław Kaczyński, nel quartiere di Żoliborz, si sono scontrati con le forze dell’ordine. Gli agenti schierati a difesa dell’abitazione di Kaczyński hanno usato i lacrimogeni per disperdere diversi manifestanti intenti a scandire slogan come «il mio corpo sono affari miei» e «la Costituzione è donna».

Con la sentenza di ieri alle donne sarebbe concesso di abortire soltanto in due casi: in presenza di un sospetto fondato che la gravidanza sia il risultato di uno stupro nonché ogni volta che la vita della madre è in pericolo a causa della gestazione. Tra i membri dell’Alta corte – presieduta da una fedelissima di Kaczynski – che definire politicizzata è un eufemismo, anche Krystyna Pawłowicz e Stanisław Piotrowicz due ex-deputati del PiS nelle scorse legislature.

Ad essere dichiarato incostituzionale è l’aborto eugenetico che potrebbe diventare un reato penale se la legge di iniziativa popolare in discussione la settimana prossima al Sejm, la camera bassa del parlamento polacco, dovesse essere approvata.

Più che di un ritorno al passato si tratta di un «salto nell’oscurantismo» soprattutto se guardiamo alla recente storia di un paese dotato di una legislazione piuttosto liberale sull’aborto fino ai primi anni della transizione dal comunismo al capitalismo (le prime restrizioni significative in materia risalgono al 1993 ndr). Impedendo alle donne di accedere alle interruzioni volontarie di gravidanza in caso di malformazioni del feto gli aborti clandestini in patria e i numeri del turismo abortivo all’estero sono destinati ad aumentare in modo esponenziale nei prossimi anni.

Anche in tempi di emergenza e con una sentenza che pesa come un macigno sulla speranza di cambiare le cose, molti polacchi sembrano non avere paura. L’impressione è quella che con una pressione costante della piazza tutto sembra possibile.
E ancora fresco il ricordo della primavera del 2016 quando gli ombrelli aperti in strada in occasione del «lunedì nero» contro l’introduzione del divieto totale di aborto, avevano messo il PiS alle corde costringendo di fatto la formazione di Kaczynski a ritirare la legge. Nella giornata di oggi toccherà a Danzica mobilitarsi per gridare il proprio nie alla messa al bando dell’aborto eugenetico mentre domani sono previste diverse manifestazioni a Berlino, Londra, Stoccolma e in altre città europee.