Densissima giornata politica ieri a Madrid. Nella prima riunione “plenaria” dell’anno, il Congresoaveva all’ordine del giorno tre votazioni molto pesanti, che in una democrazia funzionale avrebbero richiesto quanto meno una discussione approfondita ciascuna. Invece, grazie alla prepotente maggioranza assoluta del partito popolare, temi con enorme impatto sociale sono stati liquidati con grande scioltezza.
La giornata è iniziata affossando senza colpo ferire una proposta di legge votata all’unanimità dal parlamento catalano nel 2012 (anche dai popolari) per lottare contro gli sfratti con misure concrete come la cancellazione del debito con la restituzione della casa e con limiti agli abusi bancari. Dopodiché, il parlamento spagnolo ha affrontato a raffica la discussione sull’abolizione della giurisdizione universale (vedi articolo a fianco) e infine, in tarda serata, una proposta del partito socialista che chiedeva il ritiro immediato della proposta di legge sull’aborto. I socialisti hanno scelto la battaglia contro la riforma che limita il diritto delle donne a interrompere la gravidanza per scuotersi dal torpore prima delle elezioni europee, che sperano di vincere (anche se di misura) sul Pp.
La proposta di legge tecnicamente è ancora un “ante-progetto di legge”, è un disegno di legge cioè approvato solo dal governo che deve ancora superare una serie di passaggi burocratici prima di arrivare al parlamento.
Forti dell’opposizione sociale alla proposta del governo, dopo le manifestazioni della “marea viola” e del “Treno della libertà” delle scorse settimane, la strategia della numero due del partito, Elena Valenciano (appena scelta come capolista per le europee) è quella di fare leva sui dissidenti interni del partito al potere. Le voci critiche che si levano dal Pp rispetto alla legge del ministro di giustizia Gallardón, che limita fortemente le circostanze in cui l’aborto sarà legale, non sono molte. Alcuni baroni locali hanno espresso perplessità, come il presidente dell’Extremadura – che è arrivato a chiedere lunedì un accordo coi socialisti – e i potenti presidenti di Galizia e Valencia, due roccaforti del Pp. Nei consigli comunali di parecchi paesini sono state approvate mozioni con l’appoggio anche dei consiglieri popolari per chiedere al governo di ripensarci. Ma l’unica personalità che a Madrid ha chiesto libertà di coscienza è stata la vicepresidente della camera, Celia Villalobos, che già in passato era stata multata dal partito per aver votato a favore della legge sui matrimoni omosessuali e per essersi assentata per non votare contro la riforma socialista della legge sull’aborto – la stessa che oggi il Pp vuole abrogare.
Il Psoe è riuscito a imporre la votazione segreta con urna e schede cartacee: una modalità assolutamente eccezionale nell’ingessato parlamento spagnolo, dove la ferrea disciplina di voto impera fra i deputati scelti in liste bloccatissime dalle segreterie dei partiti. In effetti, esistono solo due precedenti: uno, durante il governo di Felipe González, per l’istituzione di una commissione parlamentare sui famigerati Gal (i gruppi paramilitari accusati di fare la guerra ‘sporca’ contro l’Eta) e una sull’entrata in guerra in Iraq da parte del governo di Aznar. In entrambi i casi non ci fu neppure un franco tiratore: nella prima votazione, che avvenne in senato, il Psoe rimase sotto di un voto (e la commissione parlamentare venne costituita) e nel secondo caso la maggioranza serrò le fila, mettendo a tacere i dissidenti, e la Spagna entrò in guerra con Bush.
Anche la votazione di ieri, avvenuta troppo tardi per darne conto nel giornale di oggi, non mostrerà più che piccole crepe puntuali fra i banchi di maggioranza. Le speranze di chi si oppone a una legge che prevede la possibilità di abortire (dopo un autentico calvario di difficoltà) solo in caso di stupro o di pericolo per la salute della madre (ma non nel caso di gravi malformazioni del feto per esempio) risiedono nei numeri. Il Pp ha 185 deputati su 350. Le donne nel partito sono 76: è a loro che ha parlato Valenciano ieri alle 8 e mezza: «Siete ancora in tempo a fermare questa legge ingiusta e capricciosa. Non votate come deputate quello che non votereste come donne».