L’aborto resterà consentito soltanto in due casi: quando la gravidanza mette a repentaglio la vita della madre o quando esiste il sospetto fondato che sia il risultato di un stupro. La misura approvata ieri sera dalla commissione alla giustizia del Sejm, la camera bassa del parlamento polacco, mira a rendere ancora più restrittiva la legislazione sull’interruzione volontaria di gravidanza vietandola in caso di malformazioni del feto. Dopo esser stato approvato al Sejm in prima lettura a gennaio, il testo della nuova legge promosso dal gruppo pro-life Zycie i Rodzina Kai Godek, era rimasto in stand by fino alla settimana scorsa. Ma poi l’intervento dell’Episcopato polacco ha dato nuovo slancio all’iter parlamentare. «I vescovi chiedono la ripresa immediata dei lavori parlamentari sull’approvazione della legge di iniziativa parlamentare Stop Aborcji», si legge in un comunicato della chiesa polacca diffuso mercoledì scorso. Tale iniziativa ha spiazzato anche la maggioranza della destra populista di Diritto e giustizia (PiS) che ha infine scelto di dare un’accelerata all’approvazione della nuova proposta di legge. Una scelta in parte sorprendente quella del clero polacco che ha deciso per la prima volta di intervenire direttamente in materia di aborto con una nota ufficiale che ha sortito gli effetti politici sperati.

In occasione delle proteste del «lunedì nero» nella primavera del 2016, che avevano portato in piazza migliaia di cittadini contro l’introduzione del divieto totale di aborto, la chiesa aveva deciso di non intervenire. Allora i numeri e la forza d’urto degli ombrelli scuri delle donne polacche scese in piazza per esprimere il proprio nie avevano spinto il PiS a fare dietrofront sul provvedimento. Questa volta le proteste organizzate dal movimento Osk (Ogolnopolski Strajk Kobiet), nato sulle ceneri del Black Monday, hanno preso di mira i luoghi del potere religioso e non politico. Già domenica si sono registrate di fronte le diocesi di 16 città. Ieri sono andate avanti anche nei centri più piccoli come la città di Oliwa, vicino Danzica. In questi giorni le donne non agitano ombrelli neri ma delle grucce simbolo degli aborti clandestini in un paese che godeva di una legislazione più liberale in materia di interruzioni volontarie di gravidanza durante l’epoca comunista.

Il provvedimento in discussione al Sejm è quanto di più vicino ci possa essere al divieto totale. Va ricordato che allo stato attuale i ginecologi in Polonia possono in ogni caso appellarsi all’obiezione di coscienza per giustificare il proprio rifiuto all’aborto. Attualmente la casistica a Varsavia parla chiaro: 9 interventi autorizzati su dieci riguardano proprio i casi di malformazione del feto. La nuova misura dovrà passare ora al vaglio della commissione per la famiglia e gli affari sociali prima del votazione al Sejm.