Il premier Abiy Ahmed è tornato ad Addis Abeba dopo aver preso parte all’azione militare nei territori dell’Etiopia centrale. «È tornato momentaneamente in ufficio dopo il completamento con successo della prima fase dell’Operazione per l’unità nazionale nella diversità», hanno dichiarato fonti del governo.

Il primo ministro etiope al suo rientro ad Addis Abeba ha dichiarato che «la lotta non è ancora finita. Abbiamo aree che non sono state liberate . Dovremmo offrire una soluzione duratura per assicurarci che il nemico che ci ha messo alla prova non diventi di nuovo un pericolo per l’Etiopia».
L’esercito etiope nelle ultime settimane ha riconquistato diversi territori (tra cui Lalibela patrimonio mondiale dell’Unesco), il governo ha anche annunciato di aver riconquistato le città strategiche di Dessie e Kombolcha (la supremazia aerea dell’esercito etiope e i droni sembrano avere avuto un ruolo decisivo in questa fase), ma il TPLF ha respinto queste affermazioni sostenendo che si «tratta di ritiri strategici».

IL PRESIDENTE DEL TIGRAY Debretsion Gebremichael ha dichiarato: «Abbiamo valutato la situazione complessiva, sia nostra che del nemico, e siamo arrivati alla decisione di tornare indietro, sappiamo dalla nostra esperienza passata che può esserci spinta e trazione (avanzata e ritirata), ma la nostra Mekete (resistenza) verrà portata alla sua conclusione».

I combattimenti nel frattempo hanno indotto il Programma alimentare mondiale (Pam) a sospendere la distribuzione di cibo nelle città etiopi di Kombolcha e Dessie dopo episodi di saccheggio che il personale non è in grado di fermare ha spiegato il portavoce delle Nazioni unite Stephane Dujarric. «Si è trattato di un saccheggio sistematico dei magazzini di tutta la città di Kombolcha ha dichiarato Dujarric da parte delle forze del Tigray».

L’effetto primario del saccheggio è un peggioramento delle condizioni di malnutrizione e di insicurezza alimentare nel nord dell’Etiopia, dove si stima che 9,4 milioni di persone nelle regioni del Tigray, dell’Amhara e dell’Afar abbiano bisogno di assistenza alimentare, ha concluso Dujarric. Oltre al saccheggio c’è stato il sequestro da parte di militari di tre camion del Pam.

Secondo l’agenzia delle Nazioni unite per le operazioni umanitarie (Ocha) «l’accesso nelle tre regioni è limitato e in alcune aree nullo anche se nell’ultimo periodo nella regione del Tigray, l’accesso umanitario è leggermente migliorato durante il periodo di riferimento, tra il 24 e il 30 novembre, per la prima volta dal 18 ottobre, a Mekelle sono arrivati 157 camion con rifornimenti umanitari».
Nell’immediato la carenza di cibo ha lasciato senza la possibilità di nutrire circa 290 bambini: sei di loro sono morti, ha riferito l’Afp. «Non abbiamo potuto sfamarli perché i supplementi sono stati presii dal Tigray People’s Liberation Front» ha dichiarato l’assistente sociale Temesgen Muche.

Nelle tre regioni coinvolte nel conflitto (Tigray, Amhara e Afar), secondo le Nazioni unite, tra il 16% e il 28% dei bambini è malnutrito, ma sarebbero in condizioni di malnutrizione anche il 50% delle donne incinte e che allattano nelle regioni Amhara e Tigray.

SUL PIANO DIPLOMATICO continua il tentativo di mediazione dell’inviato speciale dell’Unione africana Olusegun Obasanjo, ma senza risultati significativi. Più che che fare pressioni sui contendenti, per così dire, finali, occorrerebbe scalare il processo di mediazione coinvolgendo i Paesi che sono dietro al conflitto, ma è quello che ancora non si vede.

Errata Corrige

Conflitto e crisi umanitaria. «La lotta non è ancora finita», avverte il premier. Bambini malnutriti, cresce l’allarme