Il governo etiope cerca di chiudere la situazione militare del Tigray con un’amnistia. In un documento il primo ministro Abiy Ahmed ha rivendicato la necessità della reazione militare all’attacco del Tigray People’s Liberation Front (Tplf) contro l’esercito federale: «Un atto di tradimento». Il Tplf, prosegue, «ha considerato la pazienza del governo federale e il tentativo di risolvere pacificamente le questioni come debolezza».

Il governo quindi crede fermamente nella necessità di trattare con pazienza e con particolare attenzione verso i cittadini tigrini, che sono invitati «a tornare nei loro villaggi e nelle loro case entro una settimana e unirsi alla comunità».

Di conseguenza, «con l’eccezione di alti dirigenti militari e politici del Tplf che sono sospettati di essere coinvolti in attacchi illegali e crimini correlati e contro i quali sono stati emessi mandati di arresto, i cittadini che decidono di staccarsi dal gruppo distruttivo e di astenersi dall’intraprendere attività distruttive possono riprendere la loro vita e vivere in pace senza alcuna responsabilità legale».

Viene chiesto ai leader politici e militari di alto livello del Tplf di arrendersi pacificamente. Chi accetta – fanno capire da Addis Abeba – avrà un salvacondotto (non ben specificato). Ma «i leader e dirigenti del Tplf che non rispondono a quest’ultimo appello andranno incontro alle azioni previste dalla legge».