Il cessate il fuoco unilaterale annunciato solo due settimane fa dal governo di Addis Abeba non ha sortito gli effetti sperati. Dal Tigray è stato percepito come un «gesto di debolezza» non umanitario come dichiarato dal premier etiope Abiy Ahmed: era quindi il momento di liberare il Tigray da tutte «le forze aliene» è così l’offensiva dei militari tigrini è andata avanti per riprendersi «tutte le terre».

Passate le elezioni, il governo etiope che aveva annunciato la fine delle ostilità fino al termine della stagione della semina (settembre) ha fatto marcia indietro. Il primo ministro fa sapere che l’esercito si prepara a rispondere all’offensiva lanciata dalle forze ribelli del Tigray.

In una nota Abiy Ahmed spiega che «attraverso il cessate il fuoco umanitario unilaterale il governo etiope ha mostrato al mondo le sue buone intenzioni per il benessere della popolazione della regione del Tigray. Il governo federale credeva che il cessate il fuoco avrebbe posto fine alle ostilità e dato agli agricoltori una possibilità di sfruttare la stagione delle piogge e favorito l’assistenza umanitaria alla gente del Tigray senza presunti impedimenti. È stata una scelta fatta consapevolmente per dare un’ultima possibilità alla pace. Ma fedele alla sua forma, il Tplf (Fronte Popolare di Liberazione del Tigray, ndr) ha scelto la violenza… Ha dimostrato che non può sopravvivere senza entrare in conflitto». Le azioni irresponsabili del Tplf rappresenterebbero un pericolo per la sovranità del paese, pertanto, il governo federale si dice determinato a frenare questa minaccia.

Militari provenienti dalle regioni di Oromia e Sidama si sono aggiunti all’esercito nazionale e alle forze di sicurezza dello stato di Amhara per avviare una nuova offensiva contro le forze del Tigray. Come dichiarato dal portavoce della regione Amhara Gizachew Muluneh, «le forze speciali Amhara hanno cercato sistematicamente di difendersi, ma ora la nostra pazienza si è esaurita e da oggi siamo diventati offensivi».
Dal 28 giugno i militari tigrini puntano a riprendere tutti i territori del Tigray, martedì scorso hanno conquistato Alamata, principale città del Tigray meridionale, ma il conflitto è destinato ad infiammarsi nel Tigray occidentale, che gli Amhara considerano parte della loro patria storica mentre per il Tplf è parte integrante del Tigray. Nel mezzo i rifugiati eritrei spostati da un campo a un altro, ma come a Samarcanda la violenza sembra inseguirli e nei campi di Mai Aini e Adi Harush «anche gli uomini piangono, allora capisci che sarà davvero brutta».

Abiy nel suo discorso ha attaccato il Tplf anche sul piano degli aiuti umanitari: «Accusavano il governo etiope di usare la fame come arma di guerra. Tuttavia, quando abbiamo dichiarato il cessate il fuoco umanitario unilaterale la giunta ha dimenticato le accuse di carestia e ha intensificato le sue attività militari». E forse questo è il tema principale, da mesi si parla di carestia di migliaia di persone che soffrono, di aiuti umanitari bloccati, ma la guerra non si ferma, non ode, non sente: è come parlare di fame a uno che ha appena finito di mangiare.