Da qualche giorno, a Certosa, il quartiere a nord di quello che era il Morandi, sono spuntati i “turisti”. Arrivano in metrò, da altri quartieri della città, per ammirare i graffiti che alcuni artisti hanno disegnato sui muri delle case popolari. «Dicono che vogliono rilanciare la zona, ma ci vuole ben altro» dice Sabrina Tezzer dalla soglia d’ingresso del suo centro estetico, vuoto. Non solo Certosa ma tutta la Valpolcevera avrebbe bisogno di ben altro. 110 mila abitanti, 165 chilometri quadri, un’economia depressa da una riconversione industriale mal riuscita, una città nella città in crisi da prima che il ponte Morandi crollasse e che, se non ci sarà una dovuta programmazione, avrà pochi benefici da quello in costruzione.

«La Valpolcevera detiene il più alto tasso di disoccupati e di abbandoni scolastici, il maggior numero di immigrati, la peggior offerta socio sanitaria-assistenziale, il più alto numero di anziani e il secondo reddito procapite più basso», dice Igor Magni, segretario genovese della Cgil. Negli ultimi vent’anni le grandi aziende sono state sostituite dai centri commerciali. Poi anche questi sono entrati in sofferenza. Non solo. «In Valpolcevera c’è una mortalità del 40% superiore rispetto ai quartieri più ricchi» sottolinea Valerio Gennario, epidemiologo della rete Medici per l’ambiente. E le cause sono molteplici: le fabbriche, il traffico, il disagio sociale. Dal crollo del viadotto la vallata si è trovata anche a fare i conti con ingorghi quotidiani, tre su quattro delle strade di collegamento con il resto di Genova sono state chiuse a lungo. Assediati dal traffico e al contempo isolati, i negozianti e gli artigiani di Rivarolo, Bolzaneto, Teglia, Trasta e così via iniziano soltanto ora a ricevere gli indennizzi per il mancato fatturato previsti dal decreto Genova, altri usufruiranno di sgravi fiscali e aiuti una tantum, qualcuno ha bussato alla porta di Autostrade ottenendo assegni anche corposi. Ma ci vuole ben altro.

«Per invertire la tendenza servono interventi strutturali, su mobilità pubblica e le reti digitali», avverte la Cgil. «Il tempo della spettacolarizzazione è finito – afferma Federico Romeo, presidente del municipio Valpolcevera – servono risposte a lungo termine». Anche il comitato degli sfollati spera che sulla periferia non cali l’attenzione. «Da domani voltiamo pagina – dice il presidente Franco Ravera – pensiamo al sottoponte e al futuro della comunità».