ABC Africa: ad esempio Sous le signe du vaudou, film di Pascal Abikanlou girato nel 1974 nell’allora Dahomey, lo stato del Benin di oggi. Codjo, giovane abitante di un villaggio rurale, trascurando la tradizione rituale voodoo provoca la soprannaturale vendetta degli dei, di cui a farne le spese sarà la sua famiglia: è tempo quindi di trasferirsi in città, per trovare il proprio posto nel mondo, ma soprattutto scongiurare ulteriormente la cattiva sorte… Padre del cinema beninese, Abikanlou (1935-2009) attraversa la stagione marxista-leninista del suo paese, successiva a un passato politico ripetutamente golpista, forzando l’immagine dell’esistente avvalendosi esattamente dell’espressione antropologica apparentemente più distante dal senso di modernità e dallo spirito rivoluzionario: l’identità voodoo, in realtà filtro e riferimento simbolico privilegiato per raffigurare le tensioni tra conservazione e progresso, tra tribù e urbanizzazione, nel caotico ma entusiasmante percorso del continente africano alla prova delle sue «indipendenze». Da vedere su Henri, la sala virtuale della Cinèmathèque Francaise che lo ha ritrovato e digitalizzato nel 2020.

Quando suo marito muore ammazzato in Vietnam, Francesca Kinsolving si ritrova d’improvviso da sola ad affrontare la sua gravidanza. E’ tempo dunque di partire per il Minnesota e chiedere aiuto a sua suocera, certa di essere accolta a braccia aperte. Ma la giovane donna ignora che la famiglia del marito potrebbe nasconderle delle insospettabili sorprese, preludio di un vero e proprio incubo ad occhi aperti. Patty Duke (premio Oscar per «Anna dei miracoli») è la protagonista di «A un passo dalla morte »(You’ll Like My Mother, Usa 1972), thriller di Lamont Johnson da troppo tempo sottratto alla memoria, in cui l’influenza latente di «Rosemary’s Baby »non impedisce al talento registico di sostenere «la precisa necessità di far fronte alla paura, di ridimensionarla in uno spazio necessario ed estremo» (Giuseppe Turroni). In blu-ray (con interviste agli attori Richard Thomas e Sian Barbara Allen) edito da Shout! Factory (www.shoutfactory.com).

Come ultimo lascito, il gigante Svyatogor consegna la sua spada a dei pellegrini, ordinando di rimetterla al prode che sarà degno di difendere la sua terra. Dal momento che i barbari giungono a depredare la regione, l’arma andrà nelle mani di un abitante della russa Murom, Ilya, un uomo paralizzato che grazie a una pozione magica ritroverà le forze per battersi contro l’invasore che gli ha portato via la sua amata Vasilisa, conquistando gloria e immortalità col suo valoroso agire. Aleksandr Ptushko (1900-1973), dal primo successo nel 1935 con un film di marionette su Gulliver, manifestò via via una personale propensione al fantastico adattando racconti e leggende della Grande Russia, mescolando epica, storia e féerie: «Le gèant de la steppe» (Il conquistatore dei mongoli, in originale «Ilya Muromets», 1956), primo film sovietico in Cinemascope e suono stereofonico, ritorna con un prezioso box «blu-ray/dvd/libro» offerto da Artus (artusfilms.com).