Maratoneta stellare, equilibrista olimpico, campione di coraggio e soprattutto inarrivabile eroe.
Abdul Rahman Haroun, 40 anni, sudanese, meriterebbe la cittadinanza onoraria dell’Europa. Grazie all’impresa compiuta in due giorni da incubo sotto la Manica, invece, è finito in manette. E verrà giudicato in tribunale, con il rischio concreto di una condanna.
Abdul ha attraversato, a piedi, l’Eurotunnel: 31 miglia di lunghezza, al buio, sulla pedana a fianco dei binari dove i treni sfrecciavano ad almeno 160 chilometri all’ora. Per di più esposto ad ogni passo al rischio di restare fulminato dall’alta tensione. In partenza, Abdul aveva «bruciato» 400 telecamere di videosorveglianza all’ingresso di Calais. Ma a sole 15 miglia dall’uscita, è stato inquadrato dal sistema d’allarme. Dalla Francia hanno addirittura spedito un convoglio con il compito di individuarlo, senza alcun successo nonostante le sofisticate tecnologie. Ma ad appena mille yards dal successo di un’impresa davvero incredibile la sagoma dell’uomo è entrata nel «mirino» della polizia inglese. E nell’arco di quattro ore Abdul è stato arrestato a Cheriton, vicino a Folkestone.
Sembra proprio che Abdul sia il primo (e unico?) migrante in grado di violare, a piedi, l’Eurotunnel blindato. Sembra che facesse parte del gruppo di 600 migranti che domenica scorsa a Cocquelles aveva ritentato l’assalto. È stato bloccato sull’altra sponda della Manica martedì.
La storia è stata pubblicata dal Daily Mail, cui la polizia del Kent ha confermato l’arresto avvenuto alle 18.13. Abdul ha già dovuto comparire – in videoconferenza – davanti al magistrato della Corte di Medway. Ma il 24 agosto è fissata l’udienza «vera» per l’imputato, davanti al tribunale di Canterbury. Abdul viene accusato, in base alla Section 36 del Malicious Damage Act datato 1861, di «ostruzione al servizio ferroviario» che prevede una pena non superiore ai due anni. Tuttavia, il sudanese mantiene dal punto di vista giuridico la possibilità di chiedere asilo alla Gran Bretagna.
Una storia emblematica, in particolare nel momento in cui il governo di Londra promette nuove barriere e cani anti-migranti e quello di Parigi mobilita ogni genere di truppa per presidiare gli ingressi. E secondo il Telegraph il premier Cameron ha chiesto un parere legale su quella che viene definita «l’opzione atomica” cioè la chiusura dell’Eurotunnel ai treni merci e passeggeri durante la notte.
Intanto prosegue a Calais ogni giorno l’esodo dei migranti verso l’autostrada, i binari e le “navette” che trasportano i mezzi pesanti oltre la Manica. Finora almeno nove migranti sono morti nel tentativo di guadagnare l’approdo in Gran Bretagna. E di notte si ripetono, puntuali, le stesse scene: gruppetti di migranti in movimento e poliziotti, gendarmi e security del consorzio privato schierati a difesa dell’infrastruttura.
Una situazione che per l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) è diventata intollerabile. Tant’è che la Francia è stata sollecitata a produrre un piano d’urgenza per affrontare la crisi umanitaria a Calais. In particolare, l’Unhcr invita il governo di Parigi a rispettare i suoi doveri in tema di diritti umani, a proposito dei circa 3 mila migranti che da Calais vogliono raggiungere la Gran Bretagna.
«Va trattata come un’emergenza civile» afferma Vincent Cochetel, responsabile della divisione Europa dell’Unhcr. Soprattutto perché dopo 14 anni la situazione di Calais non è certo una novità, mentre non si può certo cambiare la geografia che ha trasformato l’ingresso dell’Eurotunnel nella tappa dell’esodo dei migranti simile a quella di Lampedusa nel Mediterraneo.
E l’agenzia dell’Onu esplicita anche un’altra necessità: la revisione delle procedure della domanda d’asilo che in Francia impongono sette settimane.