Tra gli scorci verdazzurri delle Tremiti non vogliono sentire parlare di petrolio, di ricerche, introspezioni e sondaggi. «Siamo mobilitati per preservare uno degli arcipelaghi più belli d’Italia.Per cercare di salvaguardare l’Adriatico e il suo fragile habitat, a cui le lobby degli idrocarburi, spalleggiate dal governo, stanno dando un convinto assalto».

Qui raccontano di tartarughe e delfini, di avventure al largo, di anfratti e grotte da esplorare in barca, di aree protette, di vacanze al sole e pesce fresco. Così è e così vogliono che resti. Tra mare e terra, va in scena la protesta contro le trivelle. Sono arrivati in tanti, le isole sono strapiene, di manifestanti e di turisti. «Un assalto pacifico» dice Annalisa Lisci, presidente dell’associazione Punto a capo che ha promosso l’iniziativa insieme ai No Triv della Puglia, col beneplacito del Wwf e della Lega Navale, «Siamo soddisfatti, abbiamo raccolto centinaia di firme contro le multinazionali del greggio. E, soprattutto, abbiamo raccolto slancio, per continuare a dare battaglia, in ogni maniera, alle sociètà del petrolio. Il nostro oro è in questo paesaggio, non nelle perforazioni offshore».

E Raffaele Vigilante dei No Triv commenta: «Sono arrivati motonavi e traghetti zeppi. Dalla Puglia, dall’Abruzzo, dal Molise e dalla Basilicata: amministratori con gonfaloni e fasce tricolori, che però non hanno voluto tuffarsi. Tutti uniti, per opporsi allo sciagurato “Sblocca Italia” che sta riportando in auge un’economia che distrugge ecosistemi e territori: un nonsense considerato che le riserve di petrolio stimate in Adriatico dallo stesso ministero dello Sviluppo economico sono il corrispettivo di appena due mesi di consumi del Paese».

Sotto accusa sono l’articolo 35 del contestatissimo decreto che abbassa a 5miglia il limite delle trivelle dalle spiagge e l’articolo 38 che liberalizza questo tipo di interventi. E, dunque, catena umana, semi immersi, in un abbraccio simbolico all’isolotto del Cretaccio. Insieme sindaci, assessori regionali, associazioni ecologiste, sindacati e comitati. L’adunata delle istituzioni e dei cittadini alle 14. Poi una parte dei presenti raggiunge a nuoto la zona indicata dai galleggianti, davanti a San Domino e San Nicola.

In molti preferiscono non affrontare le correnti e rimanere sulle scogliere o su natanti e gommoni. «Emozionante, davvero» riprende Lisci, e la rivolta continua. «Auspichiamo uno sviluppo sostenibile che escluda questo tipo di impianti e che tenga conto delle esigenze delle popolazioni».

E Vigilante sottolinea: «L’obiettivo è arrivare ad un dialogo con il governo per giungere ad una soluzione condivisa. Finora Renzi è stato sordo ad ogni appello, ma la speranza è che si ravveda. Alle Tremiti giungono visitatori da tutta Italia e da ogni parte del mondo per godere di questo scenario splendido, che va assolutamente salvaguardato. C’è l’urgenza di arrivare ad atti concreti, di stabilire una volta per tutte che non si è disposti a svendere l’ambiente per un pugno di royalties».

Schierato con i «no oil» anche il Touring Club Italiano, e il suo presidente, Franco Iseppi, dichiara: «Da storica associazione ambientalista che persegue un turismo responsabile e sostenibile stiamo da tempo denunciando il pericolo che, nei nostri mari, potrebbero presto spuntare decine di piattaforme per l’estrazione degli idrocarburi e/o per lo stoccaggio di CO2, con tutte le conseguenze del caso sia per l’integrità ambientale».

«È chiaro il dissenso della gente alle esplorazioni petrolifere, alle inaccettabili politiche di sfruttamento dei fondali di un mare chiuso come l’Adriatico e, più in generale, del Mediterraneo» afferma Donatella Bianchi, presidente Wwf, «L’economia blu deve investire sul capitale naturale e sulla sua valorizzazione, sulla conservazione di questo straordinario patrimonio».