Mentre a Kiev si ufficializzava la vittoria di Poroshenko, con il 54,7 percento dei voti (di metà del paese), nelle regioni orientali si continuava a combattere. A Sloviansk i filorussi hanno abbattuto un elicottero, procurando la morte a 14 militari ucraini, tra cui un generale. Si tratta – secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa – di Serhiy Kulchytsky, comandante dell’unità per l’addestramento della nuova Guardia nazionale e già comandante della Flotta settentrionale sovietica a Musmansk e nel 1992 vice comandante del battaglione della guardia nazionale ucraina di Ternopil. La Guardia nazionale ha in seguito reso noto di aver eliminato i separatisti responsabili dell’abbattimento dell’elicottero, circostanza non confermata dai filorussi.

La guerra continua e anzi diventa sempre più cruenta, allargandosi ad altre città oltre a Donetsk, dove ieri è stata ufficializzata la morte di 30 civili dopo il combattimento per il possesso dell’aeroporto. A nord di Donetsk, a Kramatorsk, i ribelli a capo delle forze filorusse, hanno ordinato la chiusura dei piani alti degli ospedali e sono stati chiusi gli uffici nel timore di nuovi attacchi da parte dell’esercito ucraino. Le zone orientali del paese stanno dunque diventando un ammasso di città assediate, dove però chi resiste non sembra intenzionato a lasciarsi sopraffare dai militari ucraini. L’abbattimento, il secondo dall’inizio del conflitto, di un elicottero lo dimostra.

Secondo il governo di Kiev le azioni dei «separatisti» sarebbero agevolate dall’aiuto di milizie cecene giunte in soccorso ai ribelli. L’ipotesi smentita dalla Cecenia nei giorni scorsi, conferma in ogni caso l’idea di una guerra che può diventare sempre più estesa. Senza considerare che all’esercito ucraino, non si contrappongono persone nuove nell’utilizzo di armi e nell’affrontare combattimenti.

Ci sono veterani, persone che hanno combattuto in territori di guerra negli anni passati e che di sicuro non hanno difficoltà a praticare anche tecniche di guerriglia.Insieme al fronte militare, come sempre nel corso di questa crisi, si affianca un corso politico e diplomatico, anche se è bene specificare come negli ultimi giorni l’idea di nuovi negoziati, sia completamente assente. L’Unione europea non si sente, se non per ribadire ancora, dopo settimane e dopo il fallimento, l’importanza degli accordi di Ginevra. Chi ne approfitta sono gli Stati uniti.

Obama ha prima chiamato il neopresidente Poroshenko e ieri è stato ufficializzato il prossimo incontro, il 3 giugno a Varsavia. In Polonia, il paese che più di tutto ha chiesto un intervento Nato e le sanzioni contro la Russia.
Poroshenko qualche giorno dopo l’incontro con Obama giurerà, il 7 giugno, e secondo indiscrezioni uscite ieri, potrebbe scegliere il giorno successivo per firmare quel famoso accordo di associazione con l’Unione europea, che fu la causa delle prime proteste a Kiev, contro la decisione dell’ex presidente Yanukovich di affidarsi alla Russia di Putin, anziché all’Europa, per risolvere la grave crisi economica del paese che questa attuale situazione di guerra non sembra poter risolvere in tempi brevi.

E di accordo in accordo, ieri è arrivata anche la mossa di Putin, ovvero la firma dell’Unione euroasiatica, con Bielorussia e Kazakistan. A breve dovrebbe unirsi anche l’Armenia; si tratta di quell’Unione a cui Putin pensava di poter aggiungere proprio l’Ucraina.

Dal primo gennaio 2015 dunque nascerà un nuovo spazio economico unico fra Russia, Bielorussia e Kazakhstan, che garantirà la libera circolazione di prodotti, servizi, capitali e lavoratori in un mercato di 170 mila persone, con un pil di 2000 miliardi di euro, il 20% delle riserve mondiale di gas e il 15% di quelle petrolifere. Si tratta di un progetto ambizioso e che secondo alcuni nasconderebbe il sogno proibito di Putin di ricreare sotto altre sembianze la vecchia Unione societica.

Il trattato di ieri costituisce inoltre un passaggio successivo a quella Unione doganale creata nel 2010 dagli stessi tre Paesi, benché il progetto non preveda impegni politico e sia orfano di ex repubbliche sovietiche, a partire dall’ Ucraina. L’Armenia, che Mosca sembra aver convinto con sostanziose agevolazioni energetiche, conta di aderire entro metà giugno.

Il trattato ha un significato «epocale», «storico» per il leader del Cremlino. Infine, il gas, non certamente un argomento di secondo piano. Il commissario europeo all’Energia Gunther Oettinger e «rappresentanti» russi e ucraini si incontreranno oggi pomeriggio a Berlino per una nuova serie di negoziati sull’approvvigionamento di gas russo all’Ucraina, secondo quanto annunciato dalla Commissione europea.

Il nuovo round di colloqui avverrà «in continuità con le proposte messe sul tavolo dalla Commissione europea lunedì», ha spiegato una nota della rappresentanza a Berlino.