Due possibilità di voto una sola certezza: vincerà un indagato. Sul ballottaggio nel comune di Vittoria, dove gli affari leciti e illeciti si fanno nel mercato ortofrutticolo più importante del Sud Italia, piomba come un macigno l’inchiesta della Dda della Procura di Catania. L’accusa è gravissima, voto di scambio con la mafia. E a essere tramortito è ancora una volta il Pd. In campagna elettorale renziani e area di sinistra se le sono date di santa ragione, sostenendo due candidati diversi: Francesco Aiello e Lisa Pisani. Entrambi ora sono indagati nel fascicolo dell’aggiunto Amedeo Bertone, nominato intanto a capo della Procura di Caltanissetta, e dal sostituto Valentina Sincero, che coordinano l’indagine, condotta dalla Guardia di finanza, sulla campagna elettorale di queste comunali e quella del 2011.

I 50 mila elettori, al primo turno ha votato il 64,8%, alle urne domenica potranno scegliere tra l’indagato Aiello (26,6% al primo turno) e l’indagato Giovanni Moscato (35,6%). Aiello è un veterano, 70 anni e una lunga carriera politica alle spalle, cominciata nel Pci, rilanciata nel Mpa di Raffaele Lombardo e culminata nell’approdo in Sicilia Futura, il movimento-stampella creato dall’ex ministro Salvatore Cardinale, per ingrassare la truppa dei renziani. Il Candidato del centrodestra è Giovanni Moscato, 39 anni, consigliere uscente di Fratelli d’Italia, al quale è stato perquisito il comitato elettorale. L’inchiesta, che fa tremare il cuore pulsante dell’economia ragusana, scaturisce dalle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, Biagio Gravina e Rosario Avila. Per trovare i riscontri i pm hanno iscritto nel registro degli indagati nove persone. C’è anche Lisa Pisani, imprenditrice, esponente dell’ala di sinistra del Pd e assessore uscente allo sviluppo economico: è giunta quarta nella corsa a sindaco, con appena il 9,30% delle preferenze. «Sono serena sull’ipotesi di reato, non c’è alcun nesso ricollegabile alla mia attività elettorale e resto fiduciosa e serena circa l’operato della magistratura».
Indagato anche il sindaco uscente, e in carica da dieci anni, Giuseppe Nicosia (Pd) e suo fratello Fabio. Nicosia parla di «infondata accusa infamante» che «fa temere un generalizzato e indiscriminato attacco all’immagine e al futuro della città», oltre che di «macchina del fango», che «si è diffusa nei gangli vitali, nei settori economici e in quelli politici della città, con il coinvolgimento di settori criminali che evidentemente non hanno gradito l’azione di legalità portata avanti con determinazione dalla mia amministrazione». E «non intendo avvalermi neanche di un’eventuale prescrizione, perché voglio che sia la magistratura ad acclarare e a smascherare il disegno criminoso che esponenti mafiosi, evidentemente toccati dalla mia azione e dalle mie denunce contro i clan, e ispirati da chissà chi, hanno inteso macchinare».

Tra gli indagati ci sono anche due persone vicine all’ex sindaco, Maurizio Di Stefano e Raffaele Di Pietro, e due candidati al consiglio comunale: Raffaele Giunta e Cesare Campailla. «Quando si sceglie la rissa del tutti contro tutti si determinano questioni che diventano gravissime, mi auguro per il bene di Vittoria che tutto quanto contestato non ci sia» commenta il governatore Rosario Crocetta. Che aggiunge: «Non esiste in atto alcuno strumento in mano alla Regione che consenta di bloccare le elezioni a Vittoria, se le ipotesi contestate dalla Procura dovessero essere accertate agiremo di conseguenza, chiedendo l’intervento del ministero degli Interni».
I 5 Stelle, giunti terzi con la loro candidata Annina Carmela Giurdanella (15,6%), chiedono a Moscato e Aiello di ritirarsi. E sostengono che «il voto di scambio politico mafioso rimane il nodo cruciale della corruzione politica, ci vuole un cambio radicale in merito alla sua applicazione, perché la norma così come è scritta dal Pd al momento attuale non è efficace».