«Ci stanno facendo marcire. A noi e alle casette». Uno sfollato di Visso, in provincia di Macerata, indica il soffitto della Sae che gli è stata assegnata poco prima dell’estate: infiltrazioni d’acqua dappertutto. Non basta: boiler che esplodono sui tetti, rubinetti che perdono, guarnizioni scollate, pezzi di muro che si staccano soltanto toccandoli.

AL MOMENTO sono trentacinque le famiglie che sono state costrette a fare, per l’ennesima volta, armi e bagli per andarsene di nuovo a vivere nelle stanze degli alberghi della costa Adriatica, in attesa che qualcuno aggiusti le casette già guaste. Il numero è destinato a crescere: le situazioni più drammatiche sono concentrate nell’area 4 di Villa Sant’Antonio, ma gli operai stanno effettuando carotaggi anche negli altri villaggetti. In totale le Sae installate a Visso sono 237.

Foto di Mario Di Vito

Ormai non serve più nemmeno il terremoto per far scappare le persone: i ritardi dei lavori sono stati mostruosi (e ancora non è del tutto finita), adesso le casette provvisorie consegnate stanno mostrando già pesanti segni di cedimento. Le storie che si ascoltano facendo un giro in paese sono pazzesche: c’è chi è costretto al settimo trasloco in diciassette mesi, chi si prepara ad affrontare l’inverno in un camper, chi ormai comincia ad abituarsi all’idea di abbandonare per sempre il paese dove ha vissuto fino ai terremoti del 2016. I problemi, a onor del vero, non sono nemmeno recentissimi. O almeno erano stati ampiamente previsti: l’anno scorso furono tantissime le segnalazioni di materiali edili lasciati all’aperto, in balia della pioggia e della neve.

I RISULTATI SI VEDONO OGGI. Nessuno lo ammetterà mai in via ufficiale, ma l’operaio che a mezza bocca confessa che «qui è tutto da buttare» non lascia comunque grande spazio all’immaginazione. Da queste parti le casette sono state costruite dal consorzio Arcale, che si aggiudicò un bando della protezione civile prima delle scosse che hanno demolito un pezzo dell’Italia centrale.

Quell’appalto, tra l’altro, viene ricordato per la sua storia, diciamo così, un po’ speciale: nel 2013 il governo mise a gara la fornitura di 12mila case per 684 milioni di euro. Nessuna impresa rispose. Alla seconda chiamata, però, i prefabbricati salirono di un terzo (fino a 18mila unità) e la spesa massima quasi raddoppiò: 1.18 miliardi di euro. E le ditte risposero in massa. Poi venne il terremoto e uscì fuori che, comunque, i conti erano sbagliati e che c’era bisogno di più Sae. Da qui i ritardi colossali nella costruzione e nelle consegne. Un anno fa a fare le pulci ad Arcale ci ha pensato la Cgil, che, dopo una serie di ispezioni nei cantieri, inoltrò alla procura di Macerata un esposto in cui si parlava di lavoratori senza contratto o senza stipendi da mesi, malgrado il consorzio avesse già ricevuto tutti i pagamenti dovuti.

LE INDAGINI SONO ancora in corso: in estate la guardia di finanza ha sequestrato computer e documenti negli uffici della Regione Marche, con quattro persone che sono state iscritte nel registro degli indagati per abuso d’ufficio. Gli inquirenti stanno facendo «approfondimenti» su alcune presunte irregolarità in materia di subappalti per la realizzazione delle Sae. La cronaca giudiziaria si sta traducendo adesso in qualcosa di molto meno astratto: le casette sono evidentemente inadatte ad ospitare gli sfollati, che infatti se ne vanno. L’odissea burocratica che circonda ogni cosa che riguarda il sisma fa il resto.

Foto di Mario Di Vito

«Quando ci siamo accorti delle infiltrazioni – racconta Alessandra, terremotata di 27 anni – era settembre. Abbiamo avvisato Arcale, ma nessuno è mai venuto a fare un controllo. Poi abbiamo protocollato la domanda in Comune, ma anche lì non abbiamo ricevuto risposte». Il municipio di Visso ha attivato di recente un servizio per raccogliere le segnalazioni dei vari problemi: i problemi sollevati sono una quarantina e tutti riguardano le infiltrazioni d’acqua. «Ho consegnato le chiavi agli operai e me ne sono andato», dice Mauro, che adesso vive in un appartamento di Potenza Picena.

LE ISTITUZIONI fanno finta di niente. Anzi, il rapporto tra Arcale e la politica appare più solido che mai. Il senatore e sindaco leghista di Visso Giuliano Pazzaglini non è più la persona che nell’ottobre del 2017 voleva fare causa ad Arcale per i famigerati ritardi. Giusto la settimana scorsa, in Senato, il nostro ha incontrato Antonio Veneziano, presidente di Arcale. Il meeting, hanno fatto sapere, è stato «lungo e cordiale» ed è servito ai due a concordare ««sulla view complessiva e sulle opere necessarie per restituire al territorio marchigiano devastato dal sisma del 2016 il dinamismo economico e imprenditoriale». Nessuno scambio di vedute, a quanto pare, sulle casette che cascano a pezzi.