Presenza scomoda non solo perché femminile (quindi perlopiù invisibile), ma soprattutto per la sua militanza comunista, la grande fotografa Tina Modotti è stata riscoperta anche in Italia, reticente ad accogliere un personaggio dalla vita fuori dagli schemi, così impegnato politicamente. Udine, sua città natale inaugura proprio oggi la mostra più completa finora mai realizzata dal titolo «Tina Modotti, La nuova rosa. Arte storia, muova umanità» a cura di Enzo Collotti, Marì Domini, Paolo Ferrari, Claudio Natoli. La mostra si tiene al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Casa Cavazzini che ha prodotto un ricco catalogo con interventi approfonditi dei curatori e di studiosi, di cui riportiamo nell’apertura alcuni stralci. La mostra è stata resa possibile soprattutto grazie al lavoro trentennale del fotografo Riccardo Toffoletti, artista che si è battuto per riportare a Udine il nome della Modotti di cui aveva realizzato la prima mostra nel ’73 e presenta la raccolta più vasta delle foto di Tina Modotti tratte dai negativi originali arricchita da una nuova documentazione inedita come il lascito della sorella Jolanda e la documentazione proveniente da Città del Messico. Ripercorrere la sua vita è come rileggere la storia del secolo, la vita di un’artista e la storia del movimento operaio. Tina era nata a Udine nel 1896 da famiglia operaia, emigra a San Francisco, quindi a Hollywood dove sperimenta il cinema, poi in Messico sperimenta e mette a punto la sua personale visione fotografica e aderisce al comunismo. Dopo Berlino e Mosca abbandona la fotografia per dedicarsi a tempo pieno alla militanza del Soccorso operaio e del Soccorso rosso internazionale. La mostra offre a questo punto una numerosissima documentazione del lavoro e dei viaggi che compie a Parigi, in Austria e in Spagna alla fine del ’34 dove partecipa alla campagna di solidarietà verso i detenuti politici e durante gli anni della guerra civile negli ospedali militari e nell’accoglienza dei bambini. Capa Hemingway, Machado, Ibarruri, Rafael Alberti sono tra i suoi nuovi compagni delle Brigate internazionali. E poi ancora Usa e Messico, dove muore di infarto in taxi. La stampa reazionaria parla di delitto politico, ma Neruda mette tutti a tacere con una poesia- orazione funebre che inizia così: Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi:/ forse il tuo cuore sente crescere la rosa/ di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa…(Tina Modotti, Hermana, no duermes, no, no duermes: /tal vez tu corazón oye crecer la rosa/de ayer. La última rosa de ayer, la nueva rosa).