«Un’offerta leale»: questa è la definizione del risultato delle «trattative» del summit di Bruxelles formulata ieri da Sigmar Gabriel, vicecancelliere di Germania. E leader del partito socialdemocratico (Spd), che con i suoi 150 anni di storia sarebbe pur sempre la più antica e gloriosa forza politica nata dal movimento operaio europeo. La sua è ormai una figura patetica: Gabriel nei giorni scorsi aveva voluto mostrarsi più duro del duro ministro delle finanze, il democristiano (Cdu) Wolfgang Schäuble, ottenendo come unico risultato un po’ di prese in giro dalla stampa e molte critiche dall’interno del suo partito. Dove, per fortuna, esiste ancora qualcuno che si ricorda che la Spd si presentò alle elezioni federali (nel 2013) ed europee (nel 2014) chiedendo il voto per dire basta all’austerità. Purtroppo, questa minoranza di sinistra non ha e non avrà la forza di mettersi realmente di traverso.

I veri vincitori sono la cancelliera Angela Merkel e il suo compagno di partito Schäuble. Che ora si apprestano ad affrontare i malumori del gruppo parlamentare in cui non sono pochi i fautori della Grexit. Il numero degli irriducibili, tuttavia, non preoccupa i vertici del partito democristiano: potranno essere una quarantina, e cioè molto al di sotto di una soglia critica. La maggioranza di cui dispone la grosse Koalition è impressionante: 504 deputati contro i 127 dell’opposizione formata dalla Linke e dai Verdi. Merkel può dormire sonni tranquilli anche perché sul piano politico tiene l’intesa con il partito-gemello, la bavarese Csu, normalmente più dura su tutto ciò che riguarda l’Europa: il leader Horst Seehofer ha fatto sapere ieri da Monaco di essere «soddisfatto del risultato» di Bruxelles.

Venerdì il voto del Bundestag sarà dunque una mera formalità: il via libera alle «trattative» con la Grecia appare scontato. Le opposizioni si faranno sentire, ma non cambierà nulla. Magra consolazione: i toni della Linke e degli ecologisti contro il governo sono durissimi. L’eurodeputato verde Reinhard Bütikofer si spinge a dire che «il tedesco spietato e dispotico ha di nuovo un volto, cioè quello del ministro Schäuble: il suo obiettivo era chiaramente di cacciare Atene dall’euro. Non ci è riuscito solo perché i greci hanno preferito farsi umiliare tale è la loro paura delle conseguenze della Grexit». Anche il solitamente moderato Cem Özdemir, leader della corrente centrista degli ecologisti, non usa mezzi termini: «L’Europa degli accordi e dei compromessi, per la quale si era sempre battuta la Germania, non esiste più».

Nel merito, tutta l’opposizione è unita nell’affermare che le misure che la Grecia dovrà adottare rispecchiano gli errori del passato: «L’economia del Paese cadrà ancora di più in recessione», sostiene Sven Giegold, eurodeputato verde che nel corso dei mesi non ha lesinato critiche anche in direzione di Syriza. Il co-segretario della Linke, Bernd Riexinger, ha denunciato le condizioni della «trattativa» che il premier greco ha dovuto subire: «Tsipras aveva un coltello puntato alla gola e ha dovuto scegliere che cosa fosse peggio per il proprio Paese: un’uscita dall’euro senza ordine e garanzie o la firma di questo accordo». Sahra Wagenknecht, capogruppo parlamentare in pectore della Linke, parla esplicitamente di «intesa che distrugge l’Europa». Difficile immaginare che venerdì al Bundestag le opposizioni votino a favore dell’intesa, qualunque sia il messaggio che arrivi da Tsipras. Nessuno si permette, a sinistra, di criticare il premier ellenico, semmai si levano voci, come quella di Tom Strohschneider, direttore del giornale della Linke, che dicono: «Abbiamo fatto troppo poco per aiutarlo». La sensazione è che, da ieri, anche la sinistra tedesca si porrà domande nuove sulla sua posizione rispetto all’Unione europea. Lo stesso Strohschneider, da sempre fautore dell’accordo con la Spd, si è chiesto: «Quali sono gli spazi per un cambiamento da sinistra nell’attuale contesto istituzionale?».

Naturalmente, non mancano nemmeno in questa circostanza le sparate della Bild, il tabloid più letto del Paese, che attacca la cancelliera Merkel per avere tradito la promessa che non ci sarebbero più stati «pacchetti di aiuti» per la Grecia. E la Frankfurter Allgemeine, voce dell’élite liberal-conservatrice, si concede un po’ di cinica ironia: «Tsipras ha scoperto il libero mercato».