Un sindaco. Anzi, due. E un mare di trappole per il centrosinistra. Con la bora di Lega Nord, destra e M5S che soffia già sul municipio. Domenica a Trieste la consultazione “popolare” si profila come un boomerang. Sul ring delle primarie il primo cittadino uscente sponsorizzato dai big Pd e l’ostinato professore lettiano che ha imposto i gazebo. Il verdetto sarà senza appello, affluenza compresa.

In teoria, sembrava tutto scritto, come a Bologna e Torino. Roberto Cosolini, sulla soglia dei 60, ex giocatore di basket e in origine funzionario Cna, possiede il profilo politico della vecchia ditta applicata al giro giusto: grazie a Riccardo Illy, nel 1998 è presidente della zona industriale e consigliere in camera di commercio; sempre con l’uomo del caffè, diventa assessore regionale al lavoro; infine, è sindaco con il 57% dei voti al ballottaggio. Più che convinto di meritarsi la candidatura per “acclamazione” al secondo mandato, come Merola e Fassino.

Invece vanno in scena le primarie fratricide del Pd triestino. Il senatore Francesco Russo, 46 anni, docente dell’Università di Udine, ex segretario provinciale del partito e segretario generale dell’associazione TrecentoSessanta fondata da Enrico Letta, lancia la sfida senza tanti complimenti e ha già scompaginato il centrosinistra. Cosolini è spalle al muro, non solo nei sondaggi. Russo spara a zero anche sulla leadership di Debora Serracchiani. E il Pd incassa diserzioni, distinguo e critiche alla vigilia del voto. Primarie anomale: i candidati sono dem ma la consultazione è indetta con gli alleati di Sel e della civica Trieste Cambia. Non si presenteranno alle urne ciò che resta di Idv e la sinistra, più o meno comunista. La minoranza slovena era contraria alle primarie e farà fatica a votare e «I cittadini per Trieste», eredità dell’epoca Illy, sono lacerati da una faida sull’uso del simbolo a favore di Cosolini.

Insomma, un bel rebus. Anzi, un grande pericolo come ha scandito Paolo Giaretta (ex sottosegretario, senatore e segretario Pd del Veneto) sul quotidiano locale: «Se fate le primarie vuol dire che non siete convinti del vostro sindaco. Siete i primi a metterlo in discussione. In città in cui il risultato è sempre incerto bisognerebbe essere prudenti, perché la differenza la può fare la capacità di leadership del candidato. Tra l’altro Trieste è la città che non manca di leadership del Pd di peso nazionale: il presidente della Regione e vicesegretario nazionale debora Serracchiani, il capogruppo Ettore Rosato, perfino il capo (uno dei capi) dell’opposizione Gianni Cuperlo». Trieste come Padova conquistata dal Carroccio? Chi vincerà domenica è predestinato a perdere a giugno?

I campanelli d’allarme non mancano. A cominciare dai 4.000 manifestanti di un mese fa in difesa della salute minacciata dall’altoforno della Siderurgica Triestina. Poi c’è la partita urbanistica. Il nuovo Prg contempla 14 aree di espansione e trasformazione: Fiera e Campo Marzio sembrano le prime méte dei cantieri. Sul Porto Vecchio si era consumato il tramonto dell’immobiliarismo sussidiario: una concessione di 89 anni in cambio della mega-marina per yacht con annessi hotel e negozi disegnata dalle imprese Maltauro e Rizzani De Eccher con il sostegno di Sinloc, braccio operativo delle Fondazioni bancarie di Torino, Bologna e Padova. Adesso il quadrante (500 mila metri quadri) è nelle mani del Comune: Ernst&Young sarà l’advisor della riconversione che richiama una dozzina di offerte con firme dell’architettura come Stefano Boeri e Boris Podrecca e società di Dubai e del Brasile.

Sullo sfondo, altre partite legate alla politica. Come l’incorporazione da parte di Hera della multiutility Acegas: un centinaio di milioni nelle casse comunali e la poltrona di Illy nel Cda Hera non hanno spento le polemiche. Senza dimenticare l’emergenza migranti: il silos a fianco della stazione ha “ospitato” centinaia di profughi, finché a fine dicembre è scattata l’ordinanza “segreta” che ne ha disposto la chiusura.

Cosolini è ancora sindaco di Trieste. Ma deve vincere, di nuovo, le primarie. E poi difendersi, a colpi di alabarda, dall’assalto di chi vuol conquistare il “suo” municipio. La sua ipotetica rottamazione suonerebbe come la più cocente disfatta a Nord Est per il massimo vertice del Nazareno.