Tappa di trasferimento, ultima occasione per gli sprinter. Così il tam tam del gruppo e della gente al seguito aveva raccontato il percorso da Borgo Valsugana a Treviso. Non si erano fatti i conti con Affini, De Bondt, Gabburo e Cort Nielsen. Sono partiti solo in quattro per la fuga di giornata, un manipolo e non la solita falange, segno che le possibilità di coronamento erano scarse.

Ma un po’ il gruppo li ha sottovalutati, ed anzi ha giocato al gatto col topo, poiché, messili nel mirino ai meno cinquanta, ha rallentato per non ricucire troppo in fretta; un po’ i gregari dei velocisti erano alla frutta dopo giorni e giorni di salite; un po’ i quattro filavano che era una meraviglia: fatto sta che i battistrada hanno amministrato meglio di chi li rincorreva i pochi averi in termini di minuti di vantaggio, e sono arrivati a giocarsi la volata. Ha trionfato alla fine De Bondt, lesto a prendere la ruota della locomotiva Affini, a togliersi di ruota gli altri due e alla fine agile nel trionfare a braccia alzate sul traguardo. Ma i bravo e i grazie vanno a tutta la combriccola.

Unica asperità di giornata, se così si può chiamare, il Muro della Ca’ del Poggio poco dopo Valdobbiadene. L’erta è rinserrata tra le colline segnate dall’onnipresenza dei vigneti del prosecco: sarà un caso, ma da quando la bevanda in questione ha preso a infestare gli aperitivi a la pàge, la salitella la si affronta a ripetizione al Giro.

L’idiosincrasia di chi scrive conta zero, e si tratta ormai di una battaglia persa – perfino a Reggio Emilia, terra di lambrusco, in sala stampa hanno tentato di ammannirci (respinti con perdite) prosecco col prosciutto.

Ma l’impatto della monocoltura è un pugno estetico in un occhio e fatale a tante specie un tempo autoctone, mentre i pesticidi sparsi ai quattro venti minacciano i polmoni. Tanto che tutti gli anni, proprio su queste colline, si svolge la marcia “stop pesticidi”, ultima edizione proprio domenica scorsa, con centinaia di persone in allegra scampagnata per chiedere la salvaguardia della biodiversità e un uso diverso e migliore del territorio dove sono nate.

Oggi si ricomincia a salire, e domani sulla Marmolada lo scontro decisivo. Non ci sarà, tra i protagonisti, Almeida, causa covid. Se l’assenza di Bardet ha finito col pesare per lo spettacolo complessivo, altrettanto, per altre ragioni, si può dire dell’intoppo capitato al portoghese: fin qui è stato lui l’unico, indiretto, sprone a battagliare per per Carapaz, Hindley e Landa, motivati a scrollarselo il più possibile di dosso in vista della cronometro finale. Ora la triade, orfana del comune avversario, si sentirà forse obbligata a rompere l’idillio.