Ci sono le bandiere neroverdi, non quelle dei partiti. C’è l’ennesima richiesta – che arriva da ogni parte – al ministro Trigilia «di lasciare la delega alla Ricostruzione». E c’è pure un pezzetto di L’Aquila, un pezzetto mobilitato in difesa del sindaco Massimo Cialente. Sono in tanti a partecipare all’assemblea pubblica «A testa alta per la città», che si tiene in un tendone – strapieno – alle porte del centro storico distrutto dal terremoto. Ad organizzare l’incontro è stato il centrosinistra che sostiene il primo cittadino e che vuole convincerlo, in questo modo, a ritirare le dimissioni.

Cialente ha lasciato l’incarico a seguito dell’ennesima inchiesta sulle tangenti negli appalti assegnati dopo il devastante sisma del 6 aprile del 2009. Nelle indagini, che hanno travolto il Comune, sono coinvolti, tra gli altri, il suo ex vicesindaco, Roberto Riga, inquisito per concorso in corruzione e che si è subito dimesso; l’ex assessore Vladimiro Placidi e l’ex consigliere comunale del Pdl, Pierluigi Tancredi, che per un brevissimo periodo ebbe una delega per seguire l’affidamento delle gare per la ricostruzione dei Beni culturali. Gli ultimi due sono agli arresti domiciliari. Dice l’ex sottosegretario e parlamentare Giovanni Lolli: «Bisogna smetterla con l’opera di sputtanamento mediatico. Non sappiamo come fare a contrastare i media nazionali dopo che hanno fatto passare L’Aquila come un covo di ladri. Non abbiamo intenzione di sottovalutare gli accertamenti della magistratura – aggiunge Lolli –. Dovevamo controllare e per questo una responsabilità politica ce l’abbiamo. Ma dobbiamo difendere l’onorabilità di Cialente per la quantità di fango e menzogne riversata su di lui e sulla sua famiglia, quella del centrosinistra che amministra, e quella dell’Aquila intera, presentata all’opinione pubblica come un covo di malaffare. E’ stato già prodotto un danno enorme: la ricostruzione ha bisogno di solidarietà e considerazione da parte delle istituzioni nazionali, e queste nascono dal rispetto». La senatrice Stefania Pezzopane si scaglia contro Trigilia. «Alla fine – dichiara – il ministro, così come riportato nella relazione che ha mandato al Parlamento, ha ammesso che per la ricostruzione occorrono un miliardo e 600 milioni l’anno, aggiuntivi al miliardo e 800 milioni che abbiamo già trovato. Quindi ci dà ragione. Ha fatto una bruttissima figura». E aggiunge che è necessario che Cialente ritiri le dimissioni «perché una città senza sindaco, in questo momento, è a rischio. E gli sciacalletti se già pensano a nuovi scenari elettorali non hanno capito il pericolo che stiamo correndo».

Il primo cittadino, dal canto suo, spera che la magistratura «faccia in fretta, la imploro, perché ogni giorno che passa aumenta il danno grave e irreversibile per la città. Quando si chiarirà tutto, e cioè che il sistema c’era, ma contro L’Aquila, e verrà fuori l’ingiustizia di questa vicenda, molte persone dovranno chiedere scusa».

Una città spaccata: con una parte che ora, senza guida, si sente in balia del malaffare e nell’abbandono; e un’altra che comunque chiede di spazzare lontano la politica «della mala gestione».