Vincenzo Vita, riportando su il manifesto del 14 aprile scorso alcuni dati dell’Ufficio studi della Confindustria e dell’Auditel, ci ricorda che l’ascolto medio dei programmi televisivi è cresciuto nel 2020 dell’11,4% sul 2019, con una punta del 49,1% nell’ultima di settimana di marzo 2020 rispetto all’anno precedente. Il tempo passato davanti a uno schermo grande o piccolo occupa ormai larga parte della nostra giornata e, per qualcuno, anche della notte. Perfino durante i pasti. E non solo in ambito domestico. Quando si poteva andare in pizzeria o al ristorante era facile osservare ragazzi, giovani e adulti, a volte famiglie intere, consumare il cibo consultando contemporaneamente lo schermo del telefonino. Oppure coppie che preferivano essere ammaliate dai pixel invece che dagli occhi del o della partner. Non si salva nemmeno chi il telefonino lo dimentica a casa: nelle trattorie si diffonde musica e ci sono schermi giganti perché influenzano quantità e qualità dei consumi degli avventori (Psychology of Music Vol 31, Issue 1, 2003).

Una certa ritualità nel consumo del pasto, che preveda anche la sospensione dell’attività lavorativa, è indispensabile non solo per una buona digestione, ma anche per la prevenzione di una malattia metabolica come l’obesità. Una ritualità fatta da un gradevole allestimento del desco (tovaglia, posate, piatto, bicchiere; anche un fiore non guasterebbe) e, quando possibile, anche dalla compagnia di uno o più commensali. Aggiungerei l’utilità di un pensiero di gratitudine per chi ha reso possibile il pasto, partendo da chi ha lavorato in cucina fino a chi ha faticato nei campi e nell’orto. Non dimenticando nemmeno le api e gli altri insetti che si sono dati da fare per impollinare e fecondare.

Come tutto questo sia possibile guardando la televisione o digitando sul cellulare proprio non lo so. Consumare un pasto mentre si lavora al computer risulta meno gratificante che consumarlo in tranquillità. Infatti, chi mangia sospendendo il lavoro vede ridursi di quasi due terzi i livelli di stress. Che invece raddoppiano in chi mangia sgobbando sulla testiera (Nutrients 2019,11(7),1545). Una efficace compensazione degli eventi stressanti è costituita dal consumo di cibo (dolce, ma non solo). Che generalmente aumenta anche perché un basso livello di attenzione durante il pasto riduce fortemente l’interazione con i centri cerebrali che regolano la sazietà.