L’ennesimo morto sul lavoro al porto e una «tragedia sfiorata» nella banchina gestita dall’ex Ilva. Taranto ieri si è confermata terra a grande rischio per chi cerca di portare a casa il pane. Un grosso telaio e un escavatore che si ribaltano in un contesto di totale insicurezza sono le cause.

A morire è stato un operaio simbolo della più acuta precarietà. Massimo De Vita, 45 anni, ex dipendente della società Taranto Container Terminal, attualmente in carico alla Compagnia portuale e impegnato in somministrazione con una ditta d’appalto. È stato schiacciato e ucciso da un grosso telaio in acciaio che si è ribaltato durante le operazioni di movimentazione a terra di un carico di pale eoliche danneggiate sbarcato poco prima dalla nave Bbc Opal, al porto di Taranto.

La tragedia è avvenuta ieri mattina, poco dopo le 8, nell’area pubblica del quarto sporgente-Lato Ponente. Le pale eoliche erano state tutte sbarcate con una procedura particolare e si stava procedendo al posizionamento a terra dei telai. Per cause in corso di accertamento, uno di questi si è ribaltato travolgendo l’operaio.

Le segreterie provinciali Fim, Fiom e Uilm di Taranto hanno subito proclamato lo sciopero nell’ultima ora del primo e secondo turno per tutto il settore metalmeccanico. Oggi invece è in programma lo sciopero nazionale indetto dai sindacati di categoria Filt Cgil, Fit Cisl e Uilt sempre di un’ora a ogni fine turno o prestazione di lavoro di tutti i lavoratori dei porti. Previsto anche il suono delle sirene, alle ore 12, «in segno di lutto».

L’arcivescovo di Taranto Filippo Santoro appresa «con sgomento la notizia», ha sottolineato che «questa terra continua ad immolare lavoratori, vite umane sacrificate al profitto lì dove il lavoro dovrebbe essere occasione della promozione della dignità umana e di emancipazione sociale». Il vicepresidente della commissione di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, Iunio Valerio Romano avanza «la proposta di anticipare la missione della commissione d’inchiesta sugli infortuni da programmare a Taranto». Massimo De Vita «non c’è più, ma – afferma Paolo Peluso, segretario Cgil di Taranto – c’è una storia, la sua, e quella di Natalino Albano, altro operaio morto quasi un anno fa a 300 metri dalla tragedia di oggi, e che non vogliamo più declinare al passato. Archiviarla tra le cose accadute e dimenticate».

Sempre ieri, durante le operazioni di scarico in corso al secondo sporgente del porto di Taranto, gestito da Acciaierie d’Italia, un escavatore si è ribaltato sulla banchina. Non si registrano feriti, ma Fim, Fiom e Uilm parlano di «tragedia sfiorata». «Durante una manovra della gru Csu, per posizionare un escavatore all’interno della stiva di una nave attraccata a Ima 2 (Impianti marittimi), pare ci sia stato un problema al sistema frenante delle stessa gru, tale da procurare una discesa improvvisa e imprevedibile del mezzo che solo per puro caso non ha visto il coinvolgimento dei lavoratori» e chiedono «un tavolo istituzionale per affrontare il tema della sicurezza per evitare altre vittime in nome del profitto».