Sbarcheranno a Taranto i 176 migranti salvati domenica dalla Ocean Viking. A deciderlo è stato in serata il Viminale rispondendo così alla richiesta avanzata dalla nave delle ong Sos Mediterranée e Medici senza frontiere che due giorni fa era intervenuta con due diverse operazioni in soccorso di altrettanti gommoni. La decisione del Viminale chiude così sul nascere la trattativa su dove indirizzare la Viking, dopo che questa aveva chiesto sia all’Italia che a Malta l’indicazione di un porto sicuro.

Resta da capire adesso se l’indicazione di Taranto come luogo in cui sbarcare i migranti rappresenti il segnale che il meccanismo messo a punto il 23 settembre scorso alla Valletta da Italia, Francia, Malta e Germania per la distribuzione automatica dei migranti tratti in salvo lungo la rotta del Mediterraneo centrale stia funzionando nonostante l’accoglienza fredda ricevuta all’ultimo consiglio dei ministri dell’Interno che si è tenuto a Lussemburgo. E in tal caso quali sono i Paesi che si sono fatti avanti dicendosi disposti all’accoglienza. Intanto ieri sera la segnalazione di una nuova emergenza è arrivata da Alarm Phone: «Nel pomeriggio ci ha contattati un gruppo in fuga da Tajoura, dove più di 50 migranti sono stati uccisi a luglio», ha reso noto la piattaforma di volontari che raccoglie le richieste di aiuto dei migranti. «Ci hanno detto di non avere acqua e cibo, alcuni stanno male e le onde sono alte».

La Ocean Viking era intervenuta domenica una prima volta in soccorso di un gommone con 74 persone a bordo, tra le quali sei minori, in difficoltà a 50 miglia dalle coste libiche. Successivamente la nave aveva intercettato un secondo gommone con 102 migranti, anch’esso in difficoltà a 40 miglia dalle coste della Libia. Tra loro anche 12 donne, quattro d elle quali incinte, e nove bambini. Dopo di che era cominciata la ricerca di un posto verso il quale dirigersi. «Le autorità libiche ci hanno indicato Tripoli come porto di sbarco – hanno spiegato -. Abbiamo gentilmente rifiutato in quanto secondo il diritto e le convenzioni internazionali, nessun luogo in Libia può essere considerato attualmente un porto sicuro».
Intanto proseguono gli sbarchi di chi riesce a raggiungere in maniera autonoma le coste italiane. Alcune piccole imbarcazioni sono giunte a Porto Empedocle e Lampedusa. Quattro gli sbarchi sulla più grande delle isole Pelagie: uno di 15 persone, l’altro di 11, un terzo, nel pomeriggio, di 50 tunisini; un quarto con oltre 60 migranti a bordo, tra i quali anche più di 20 bambini, uno di appena una settimana e un altro di un paio di mesi, 47 le donne e 8 gli uomini.

Numeri che hanno aggravato la situazione dell’hotspot di contrada Imbriacola, dove al momento si trovano 400 migranti. Una situazione che preoccupa il sindaco dell’Isola, Salvatore Martello. Ci sono stati altri morti solo pochi giorni fa, ma a Lampedusa non si è visto nessuno, eravamo solo noi a piangere quella gente», ha detto Martello. «Adesso altri sbarchi, che in realtà non si sono mai fermati, eppure continuiamo a non avere segnali di sostegno dalle istituzioni».

Altri 15 tunisini, infine, sono arrivati invece con un barchino a Porto Empedocle mentre sulle coste calabresi della provincia reggina si sono registrati due sbarchi con oltre cento arrivi.