Chi ha portato fiori e commemorato i morti (99 ad oggi secondo la stima ufficiale) a Majdan, a Kiev, dovrebbe forse essere informato circa la straordinaria rilevazione, giunta ieri da una telefonata intercettata dai servizi segreti del presidente deposto Yanukovich, tra la rappresentante europea Catherine Ashton e il ministro degli esteri estone, Usmar Paet. Nella loro conversazione del 26 febbraio, pubblicata on line da Russia Today e facilmente reperibile su Youtube, il ministro degli esteri estone, giunto a Kiev il 25 febbraio, racconta a Ashton le proprie impressioni nel giorno dopo la «mattanza» di piazza.

Solo che quanto dice Paet, riportando le parole di Olga Bogomolets, il capo della squadra medica che operava a Majdan, una fonte quindi non certo pro Yanukovich, è clamoroso.

Secondo Bogomolets, «i cecchini non erano uomini di Yanukovich, bensì membri della nuova coalizione», ovvero di Majdan stessa, dell’opposizione. E ancora: «Olga – spiega Paet – mi ha detto che le persone uccise dai cecchini, sia i poliziotti sia i manifestanti, sono stati uccisi dagli stessi cecchini». Il medico avrebbe mostrato al ministro estone «alcune foto, così come i referti medici che dimostrerebbero che si tratta dello stesso tipo di proiettili». È preoccupante, aggiunge Paet che «le nuove forze di governo non vogliano indagare» su questi fatti.

«La percezione – conclude – è che dietro i cecchini non ci fosse Yanukovich, ma qualcuno della nuova coalizione». L’alta rappresentante dell’Ue Ashton rimane colpita e assicura un’indagine, ma sembra vincere la realpolitik: a lei pare interessare di più, in quel momento, assicurare al governo di arrivare alle nuove elezioni di maggio.
Alcune precisazioni: si è detto, quando ieri questo leak è comparso in rete, che si potrebbe trattare di una manipolazione, di un falso, data la fonte di provenienza, servizi segreti di Yanukovich e la diffusione immediata del sito filo russo. Ma ieri, raggiunto personalmente via mail da il manifesto, il ministro degli esteri estone ha confermato l’autenticità della registrazione, pur negando di aver addossato le responsabilità di violenze all’opposizione, specificando di aver solo riportato ad Ashton quanto gli era stato comunicato e lamentandosi infine della pubblicazione di una conversazione così sensibile.

«La registrazione della telefonata tra il ministro Paet e l’alta rappresentante dell’Unione Europea, che è stata pubblicata on line è autentica», ha poi scritto in uno statement pubblicato sul sito ufficiale il ministero estone (www.vm.ee).

«La conversazione è avvenuta il 26 febbraio» specifica il comunicato e del resto qualche giorno prima, proprio attraverso il suo account Twitter (@UsmasPaaet), il ministro aveva annunciato la visita nella capitale ucraina precipatata nella crisi (il 24 febbraio scrive: «Domani sarò a Kiev, per esprimere il mio supporto al futuro democratico del paese»), a confermare ulteriormente il valore della sua testimonianza, perché proveniente da una fonte non certo filo russa. Rimangono le considerazioni politiche a riguardo, che aprono uno squarcio sui fatti di Majdan e confermano una volta di più come le forze in grado di controllare le proteste nei giorni precedenti all’escalation, fossero anche in grado di organizzare un colpo di Stato mediante operazioni ciniche, come quelle di sparare sui propri manifestanti, per addossare le colpe a Yanukovich (che in conferenza stampa – per quel che vale ormai la sua parola – aveva ribadito di non aver dato l’ordine di sparare).

Non è un caso, del resto, come affermato dallo stesso ministro estone, che l’intercettazione (la seconda della crisi ucraina, preceduta dal famoso «vaffanculo alla Eu» della neocon americana Victoria Nuland) sia uscita il giorno dopo le dichiarazioni di Putin sul colpo di Stato di Kiev. Certo il silenzio di Ashton al riguardo è imbarazzante per la Ue.

La giornata in Ucraina ha visto altri importanti eventi, in particolare sul fronte ancora caldo del paese, ovvero quello orientale, dove le popolazioni russofone e filo Mosca, hanno proceduto a riconquistare il palazzo del governo di Donetsk, non senza scontri con le forze pro Kiev. A Kharkiv mille filorussi hanno nuovamente manifestato, mentre ieri l’inviato dell’Onu, Robert Serry sarebbe stato affrontato da uomini armati: si era parlato di un rapimento, ma infine si è appreso che a Serry sarebbe stato intimato di lasciare la Crimea. Confermata invece la notizia diramata dalla Bbc secondo la quale un alto ufficiale delle guardie di frontiera ucraine, il generale Koval, sarebbe stato rapito nei pressi di Yalta, in Crimea.