Russia – Usa, ecco il gelo sulle Olimpiadi invernali di Sochi. Con lo sport – spesso via diplomatica tra Paesi litigiosi – che stavolta potrebbe diventare detonatore di un braccio di ferro, dopo mesi di storie tese tra le due potenze mondiali. All’inaugurazione dei Giochi sul Mar Nero, il 7 febbraio 2014, il presidente degli Stati uniti Barack Obama non ci sarà. E neppure sua moglie Michelle, il vice Joe Biden o un membro del suo Esecutivo.

Lo stesso avevano già fatto il presidente francese Francois Hollande e quello tedesco Joachim Gauck, con Parigi e Berlino che tengono Mosca sotto il radar per le violazioni dei diritti umani. In Russia, per conto degli americani, Janet Napolitano, ex segretario della sicurezza interna, oggi presidente della California University. Un boicottaggio, un gancio senza difesa al Cremlino, prima del knock down definitivo: tra i rappresentanti statunitensi, Billie Jean King. Un mito del tennis femminile (12 successi nei tornei del Grand Slam). Soprattutto, icona del movimento omosessuale statunitense, prima atleta a dichiararsi apertamente gay 32 anni fa, in seguito a una disputa legale con la sua ex partner, Marylin Barnett. E per la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi russe, Obama ha scelto Caitlin Cahow, olimpionica di hockey su ghiaccio: anche lei lesbica, il suo coming out risale a tre anni fa. Il segnale è cristallino. A uso e consumo del mondo: due star omosessuali dello sport americano in Russia, all’appuntamento atteso da Putin e dal suo apparato di potere da anni, in risposta alla legge contro la propaganda omosessuale varata nei mesi scorsi dalla Duma, benedetta dallo stesso Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa. Una provocazione evidente, dopo una partita a scacchi che va avanti da mesi. Con la Russia che prova continuamente a testare la sua capacità d’influenza sul piano internazionale.

E l’America che non offre l’altra guancia. Scudo missilistico, atomica, questioni commerciali, ospitalità offerta a Edward Snowden, il mancato incontro tra i due leader al G20 estivo di San Pietroburgo, il braccio di ferro sulla questione siriana che ha visto prevalere Putin, in convergenza con la posizione della Santa Sede. Infine, il doppio colpo di Obama per le Olimpiadi di Sochi. Per una decisione che vale più di parole, comunicati. E una sfida aperta al Cremlino sul terreno dei diritti dei gay. Anche nel corso dell’ultimo G20, Obama aveva avuto un incontro con i rappresentanti delle comunità lgtb russe. Per poi smentire la possibilità di un boicottaggio americano a Sochi. Rafforzando poi la sua posizione contraria alla normativa anti omosessuale nel talk della Nbc “Jay Leno Show”.

Concetto ribadito anche durante la recente commemorazione di Nelson Mandela, con “le persone nel mondo sono ancora perseguitate a causa delle loro idee politiche, della religione, del colore della pelle e di chi amano”. E la scelta de capo della Casa Bianca di inserire nella delegazione Billie Jean King (che dopo la scelta di rivelare pubblicamente la sua sessualità perse contratti pubblicitari da milioni di dollari, rischiando la bancarotta finanziaria per pagarsi gli avvocati) riflette il successo della campagna lanciata dalle associazioni lgbt per ottenere dall’amministrazione che nella delegazione fossero incluse persone omosessuali. Human Rights Campaign, uno dei gruppi che il mese scorso avevano scritto alla White House, ha commentato con soddisfazione la scelta di Obama: “E’ un segnale positivo che nella delegazione ci siano rappresentanti apertamente gay. Speriamo che mandi al popolo russo e al resto del mondo il messaggio che gli Stati uniti hanno in alta considerazione i diritti civili e umani delle persone lgbt”.